Problemi di tutti

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di Davide Bianchi

Ci si inventa di tutto per rendere coinvolgente un argomento a dei bambini di 6 anni. In particolar modo quando si deve fare i conti con la parte logica della matematica, basata sulla risoluzione di problemi. Il gioco si fa ancora più duro se il tuo variegato e multietnico gruppo classe include elementi la cui conoscenza dell’italiano e dell’inglese risulta per il momento, eufemisticamente, alquanto limitata. È in questi casi che bisogna ingegnarsi, archiviare temporaneamente le strategie pregresse e adottare nuovi escamotage. È così che una semplice addizione sarà trasformata, con la partecipazione di tutti, in una storia i cui protagonisti (siano essi curiosi animaletti, intrepidi supereroi o semplicemente strani esserini frutto della fantasia dei bambini stessi) si abbuffano di dolci, ammassano tonnellate di giocattoli o si limitano a condividere improbabili somme di denaro volte all’acquisto di chissà quale diavoleria. Spesso sono gli alunni a suggerirmi i contenuti delle storie matematiche che andremo a costruire. L’argomento cibo funziona sempre, soprattutto se si mettono in tavola dolci, pizze, hamburger e patatine. Ciò è particolarmente efficace in prossimità dell’ora di pranzo, quando questo tema risuona pregno di senso nella testa degli stomaci più vuoti. Non vi dico poi quali vicissitudini si celano dietro una banale sottrazione: tra furti, scorpacciate e shopping sfrenato, la storia a volte può assumere persino i contorni di un giallo o di un noir. Negli anni passati ho sempre seguito lo schema classico basato sulla proposizione, calata dall’alto, di un testo problematico: erano gli alunni che dovevano dirmi come risolverlo. Quest’anno ho deciso, almeno per ora, di fare l’opposto: presento un’operazione e sulla base di questa sono loro a trasfigurarla metaforicamente. L’addizione o la sottrazione diventa quindi l’occasione per lasciare spazio alla fantasia del racconto, alla libertà di creare situazioni e di parlare, contestualmente, delle cose che piacciono. Credo sia utile la stesura di un dialogo ordinato, specie per una generazione sovraesposta a dispositivi elettronici. I bambini interagiscono sempre più in maniera tacita e solitaria con schermi che offrono loro contenuti, l’idea qui è quella di riprendere il senso di una piccola comunità dialogante, che si ascolta e in cui ciascuno intreccia i fili logici di una Storia che è propria e al contempo condivisa.

biadav@libero.it

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