Per noi era San Marco

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Di Arianna Ferrari e Andrea Rovati

LEI

25 Aprile: Festa della Liberazione. Non temo di essere giudicata dal mondo anche se so che sarà così, ma queste celebrazioni laiche non mi scaldano il cuore, non le sento mie. Deprecabile per molti e, suppur riconoscendo il sacrificio partigiano e al contempo non volendo scendere a discutere di ideologie politiche, mi si dileggi pure ma nella Festa della Liberazione voglio sentirmi libera di poter dire che non sento questo afflato celebrativo. Il 25 Aprile è San Marco e quest’anno più che mai voglio onorare il santo e chi porta il suo nome. Primo fra tutti mio suocero, secondo padre terreno che ho amato e amo tanto. Per tale motivo la scelta è quella di andare al cimitero per salutarlo. Trovo un po’ di disordine… non sulla sua tomba ma in altre. È un cimitero con alti alberi di pino. Ci armiamo di scopa e puliamo le tombe “nostre” ma anche quelle di perfetti sconosciuti. Da sempre mi piace molto avere cura per chi ci ha lasciato anche solo riordinando nel nostro piccolo quei simulacri dimenticati. Il cimitero è luogo di vita vissuta e simbolo di Resurrezione. Poi faticosamente (per me almeno che sono una mezza calzetta) saliamo al Monte di San Contardo, pellegrino del mondo e nostro Patrono. Infine la Messa della sera, ormai senza bande, fanfare e autorità. Solo Gesù Cristo che ci ha liberati dalla morte nella Resurrezione e perciò ci apre alla speranza di poter essere salvati, amati… sempre e comunque. Questo è il mio 25 Aprile: credere nella Libertà vera di essere figlia di Dio.

arifer.77@libero.it

LUI

25 Aprile, Festa della Liberazione. In realtà è anche la Festa di San Marco, che è venuto con 19 secoli di anticipo rispetto ai partigiani. Si sa però che l’uomo moderno è con- vinto che prima di lui ci fossero solo dei selvaggi ignoranti e di essere il primo ad aver capito qualcosa della vita tanto che, ovviamente in nome della civiltà e del progresso, ha cominciato ad appropriarsi di tutto (tradotto: rubare), a partire dalle date del calendario. La giornata è splendida nel radioso inizio di primavera, poca gente in giro, molti sono via visti ponte e scuole chiuse e chi è rimasto si dedica con convinzione alla grigliata in giardino più che alla Costituzione “piùbelladelmondo”. 25 Aprile, San Marco, è il momento giusto per andare al cimitero. C’è stato vento ieri e le tombe sotto i pini sono coperte di aghi caduti, ci procuriamo una scopa e puliamo. Ci fa stare bene, facciamo il giro solito (tutti si costruiscono un itinerario standard al cimitero), poi andiamo dagli altri, ormai ci hanno lasciato davvero in tanti… si rischia di vacillare ma siamo nell’Ottava di Pasqua: Cristo è risorto e questo luogo, che a prima vista sembra il simbolo della disperazione, è in realtà quello della nostra Speranza (quella con la S maiuscola, la virtù teologale) ossia la certezza dell’azione del Signore nella storia e della Sua vittoria sulla morte. Saliamo sul Monte di San Contardo, in lui i bronesi confidano da secoli, e poi andiamo a Messa nella nostra parrocchia. 25 Aprile, San Marco prega per noi.

andrea.rovati.broni@gmail.com

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