«Negoziati e diplomazia per costruire la pace»

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Le guerre nel mondo. Ormai se ne parla troppo poco, sembra che ci siamo abituati ai conflitti in Ucraina e in medio Oriente. Eppure, come ha ribadito il Papa, dobbiamo trovare la via per il cessate il fuoco

Di Marco Rezzani

Ieri sera, mercoledì 20 marzo, la Radio Televisione Svizzera (RSI) per il magazine “Clichè” ha trasmesso l’intervista che Papa Francesco ha rilasciato al giornalista Lorenzo Buccella lo scorso mese di febbraio. La guerra in Ucraina, la situazione di Gaza e della Terra Santa sono stati alcuni dei temi trattati in una puntata dedicata al bianco, il colore del bene e della luce, ma sul quale errori e sporco appaiono più evidenti. I contenuti del dialogo con il Pontefice sono stati anticipati alcuni giorni fa da molte testate e hanno fatto subito discutere. In alcuni casi le parole del Papa sono state male interpretate a tal punto da costringere la Sala Stampa vaticana a precisare.

Ma andiamo con ordine. Innanzitutto Bergoglio ha denunciato le pesanti responsabilità di chi alimenta il conflitto in Medio Oriente dove – ha detto – «non c’è solo la guerra militare, c’è la “guerra-guerrigliera”, diciamo così, di Hamas per esempio, un movimento che non è un esercito». Per essere aggiornato sul conflitto, il Papa chiama la parrocchia di Gaza ogni sera alle 7: «Seicento persone vivono lì e raccontano cosa vedono: è una guerra. E la guerra la fanno due, non uno. Gli irresponsabili sono questi due che fanno la guerra».

E poi lo sguardo all’Ucraina con il giornalista della televisione svizzera che domanda al Papa cosa pensa del fatto che in Ucraina ci sia chi chiede il coraggio della resa, della bandiera bianca e al contrario altri che affermano che così si legittimerebbe il più forte. «È un’interpretazione. – la risposta del Santo Padre – Ma credo che è più forte quello che vede la situazione, pensa al popolo e ha il coraggio della bandiera bianca e di negoziare. E oggi si può negoziare con l’aiuto delle potenze internazionali. Ci sono. Quella parola negoziare è una parola coraggiosa. Quando tu vedi che sei sconfitto, che la cosa non va, avere il coraggio di negoziare. E ti vergogni, ma se tu continui così, quanti morti ci saranno poi? E finirà peggio ancora. Negoziare in tempo, cercare qualche Paese che faccia da mediatore. Oggi, per esempio con la guerra in Ucraina, ci sono tanti che vogliono fare da mediatore. La Turchia, per esempio. E altri. Non avere vergogna di negoziare prima che la cosa sia peggio».

In riferimento all’opportunità di esercitare egli stesso un ruolo di mediazione, Francesco precisa di aver inviato «una lettera agli ebrei di Israele per riflettere su questa situazione» chiarendo ancora una volta il suo pensiero: «Il negoziato non è mai una resa. È il coraggio per non portare il Paese al suicidio». Come accaduto già in altre occasioni, le parole del Papa sono state male interpretate da alcuni che hanno visto nella risposta di Francesco una richiesta all’Ucraina di arrendersi e alzare bandiera bianca. «Francesco – chiarisce il direttore della Sala Stampa vaticana Matteo Bruni – ha usato il termine bandiera bianca riprendendo l’immagine proposta dall’intervistatore, per indicare con essa la cessazione delle ostilità, la tregua raggiunta con il coraggio del negoziato». Altrove – ha fatto notare ancora Bruni – e riferendosi a ogni situazione di guerra, il Papa ha affermato chiaramente: «Il negoziato non è mai una resa». E ancora parole chiare sull’industria della guerra e sull’atteggiamento dei potenti della terra quando si sottolinea l’emergenza di arrivare alla pace: «C’è chi dice, è vero, ma dobbiamo difenderci. E poi ti accorgi che hanno la fabbrica degli aerei per bombardare gli altri. Difenderci no, distruggere. Come finisce una guerra? Con morti, distruzioni, bambini senza genitori. Sempre c’è qualche situazione geografica o storica che provoca una guerra. Può essere una guerra che sembra giusta per motivi pratici. Ma dietro una guerra c’è l’industria delle armi, e questo significa soldi».

L’auspicio del Papa rimane quello di sempre, ripetuto più e più volte in questi anni, così come l’invito a tutta la comunità dei credenti a una preghiera incessante per la pace, per l’Ucraina, per il Medio Oriente e per tutti i territori sconvolti da conflitti: «Mentre rinnovo il mio vivissimo affetto al martoriato popolo ucraino e prego per tutti, in particolare per le numerosissime vittime innocenti, supplico che si ritrovi quel po’ di umanità che permetta di creare le condizioni di una soluzione diplomatica alla ricerca di una pace giusta e duratura».

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