Mamme, papà e occhiaie

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di Silvia Malaspina e Carolina Mangiarotti

Domenica 14 maggio abbiamo onorato la Festa della Mamma tramite il consueto “menù in rosa” (con evidente omaggio anche all’arrivo ieri dell’undicesima tappa del Giro d’Italia a Tortona) e la tradizionale “azalea della ricerca”, soffermandoci nel contempo su una riflessione molto critica, e notevolmente atipica, sulla maternità.

Abbiamo notato come, da qualche tempo e da più parti, ne venga divulgata una visione che ben poco corrisponde a quanto accade realmente quando in una famiglia arriva una meravigliosa rivoluzione che occuperà per sempre il primo posto nel cuore dei genitori, ma ne stravolgerà completamente i ritmi di vita e le abitudini. Vero che è sufficiente che gli occhi pesti per l’insonnia della neo mamma incontrino quelli arzilli del bebè per sciogliersi e far passare in secondo piano ogni affanno, ma questa tendenza a pretendere che le mamme siano sempre felici, sorridenti, belle, pimpanti e adoranti del frugoletto, rischia di suscitare profondi sentimenti di inadeguatezza in un momento della vita nel quale avrebbero solo bisogno di rassicurazioni e di qualche attenzione.

«Io non so se vorrò avere figli: i bambini mi piacciono e vorrei dedicare la mia vita a curarli… speriamo! Tu hai sempre voluto avere bambini?» «Alla tua età non mi sfiorava il problema ed è normale che sia così, poi il desiderio di maternità ha prevalso su tutto e oggi affermo convinta che i figli siano l’essenza della vita, ma mi indispettisce molto la pressione che viene esercitata sulle neo mamme. Siamo condizionati dall’aspettativa di vederle sempre al settimo cielo, l’opinione comune ormai è vittima di quelle che io definisco le “malefiche influencer” che postano scatti mentre fanno fitness a due settimane dal parto o mentre allattano mollemente adagiate che paiono la “Maja desnuda” su 10 cuscini, su un divano enorme, in un salotto arredato stile “Architectural Digest”. La realtà, invece, è che le neo mamme hanno la pancetta post partum, le occhiaie, il capello vissuto, le maglie che puzzano del rigurgito latteo del piccolo, vivono in case nelle quali l’ammasso della biancheria da lavare e quello delle suppellettili fuori posto rischia di invadere tutto lo spazio disponibile. Sono spossate, spesso malinconiche, nervose, a volte quasi disperate, perché la stanchezza delle notti insonni e il senso di inadeguatezza che le assale di fronte a un pianto ininterrotto sono logoranti.» «È vero: le mamme si sentono in dovere di mostrarsi sempre e in ogni momento felici e appagate, per cui il messaggio è che chi non si conforma a ciò non sia una buona mamma. Se guardo le foto in cui sono appena nata, tu hai una faccia da paura! La mia preferita è però quella in cui sono sul divano in braccio a papà, che ha più occhiaie dello zio Fester della Famiglia Addams.»

silviamalaspina@libero.it

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