Le carte che parlano dei Malaspina

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Ezio Barbieri e un pool di ricercatori ricostruiscono le vicende di una casata “ascoltando” i documenti d’archivio e aggiungendo nuove tessere al mosaico della famiglia

Ezio Barbieri, professore associato presso il Dipartimento di Studi Umanistici, sezione di Scienze storiche e geografiche “Carlo M. Cipolla” dell’Università degli Studi di Pavia, ha curato il volume Carte dei Malaspina e delle terre malaspiniane, (Guardamagna, Varzi, 2022, pp. 148, euro 22,50).

Il libro, pubblicato con il contributo dell’Università, contiene scritti di Paola Agostinelli, Caterina Antonioni, Salvatore Fodale, Mara Pozzi, Fabio Romanoni, Susanna Sora, Mafalda Toniazzi, oltre che dello stesso Barbieri.

Protagonisti i Malaspina, nobile casata le cui vicende si sono intrecciate con quelle delle nostre terre.

La pubblicazione è a suo modo un frutto della pandemia. Senza la possibilità di incontri di persona, il mondo digitale prende il sopravvento e così Ezio Barbieri e Maria Pozzi dell’Archivio Storico di Pavia creano Memorie d’inchiostro, brevi conferenze online con lo scopo di valorizzare i fondi dell’Archivio. In questo contesto si colloca il recupero delle carte acquisite dal Comune di Pavia nel 1924 (Archivio Cavagna) tra le quali occupano un posto importante i cosiddetti Documenti Malaspina, di cui il più antico è datato 1218.

Il volume – come scrive Barbieri nella sua Premessa – “è un inizio, uno stimolo alla ricerca a tutto campo” e “vuole essere uno stimolo, oltre che a esplorare nuovi archivi e fondi, anche a riesaminare dal punto di vista diplomatistico le carte già note ma che, come accade invariabilmente in tutti i casi, devono ancora essere ascoltate a lungo”.

Un libro nato dall’ascolto delle carte. Infatti – annota Maria Carla Maggi – già docente di Italiano e Latino al “Galilei” di Voghera e al “Copernico” di Pavia – “ascoltare i documenti è la chiave di volta della ricerca presentata nel libro. Gli autori dei saggi, tutti amanti delle avventure fra le carte, sono entrati in archivi diversi e lontani, si sono mossi tra i documenti, li hanno letti e ascoltati fino a ricostruire nuove e ampie tessere del mosaico della famiglia Malaspina e dei territori della sua signoria”.

Un’opera che ancora una volta ci dice dell’importanza dei documenti, ai quali – scrive ancora la Maggi – “non si addice l’hortus conclusus”, in quanto “sono viaggiatori avventurosi, instancabili o immobili per anni e secoli in attesa di riprendere il cammino”. Documenti che “parlano di persone e di vicende, sono collocati nel tempo e nello spazio, sono definibili secondo una tipologia, possono essere autentici, alterati, copie, falsi. Insomma raccontano sempre una storia che si offre a una comprensione complessa e vogliono essere ascoltati per diffondere la loro narrazione, quella immediata e quella sotterranea. Ostinati rifiutano di rispondere a domande già direzionate”.

La gran parte delle carte “ascoltate” da Barbieri e dai suoi compagni di viaggio si colloca negli ultimi decenni del Quattrocento. Anni complessi tra carestie, pandemie, cambiamenti del clima che rendono le condizioni di vita particolarmente complesse. Eppure, in quel contesto, prende corpo la civiltà umanistico-rinascimentale con un fiorire di bellezza. Il libro, dunque, al di là dei meriti storici, ha insito in sé anche un messaggio di speranza per le generazioni di oggi, in un tempo non scevro di difficoltà e preoccupazioni.

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