La morte del sindaco Giancarlo Caldone

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Era sempre stato un amico del nostro settimanale

VOLPEDO – Un amministratore innamorato del suo comune e della sua Val Curone: se n’è andato a 62 anni, l’ultimo giorno del 2019, Giancarlo Caldone, figlio eccellente di Volpedo, che ha guidato prima come vice sindaco e poi come primo cittadino per tre mandati. Uomo dall’animo genuino, legato al socialismo e alla sinistra, è stato un politico di razza stimato anche al di fuori dei confini della terra che ha dato i natali al pittore Giuseppe Pellizza.

La notizia della scomparsa di Giancarlo Caldone, che ha lottato contro un tumore per alcuni mesi, ha profondamente colpito il mondo non solo della politica (presente al rito funebre nelle sue più alte cariche), ma della gente comune, che ne apprezzava la semplice straordinarietà. Di professione dipendente della Regione Piemonte negli uffici di via Guasco ad Alessandria, Giancarlo Caldone viveva per la buona politica e aveva ricoperto numerosi incarichi anche a livello provinciale: consigliere dal 1995 al 1999 con presidente Fabrizio Palenzona e, rieletto insieme a lui, era stato nominato dal 2000 al 2004 assessore al Personale, Organizzazione, Turismo, Trasporti e Infrastrutture. Dal 2004, sotto la presidenza di Paolo Filippi, era stato assessore al Turismo, Sport e Centri di Soggiorno e a ruota dal 2009, nel “secondo mandato Filippi”, assessore ai Trasporti, Caccia e Pesca.

Dal 2014 al 2016, con la nuova organizzazione di Palazzo Ghilini, era stato consigliere con Rita Rossa presidente.

A tenergli la mano, poco prima che spirasse in ospedale a Tortona, c’era il parroco don Fulvio Sironi, con il quale Giancarlo collaborava e si confrontava continuamente: «Un uomo attento ai bisogni di tutti – ha ricordato l’arciprete di Volpedo, durante i funerali nella chiesa di San Pietro Apostolo – sempre al servizio della gente».

Anche il vescovo di Tortona, Mons. Vittorio Viola, ha voluto salutare questa persona dall’intelligenza acuta e dalla grande delicatezza d’animo, recitando il rosario nella sede del municipio, dove era stata allestita la camera ardente e dove, in silenzio, accanto al suo padrone, si era accoccolato il cane bassotto Primo.

Toccante infine la lettera scritta dai suoi dipendenti comunali Milena, Monica, Pietro e Stefania, dove quel sindaco sempre in movimento viene tratteggiato come un maestro, un amico, un confidente garbato.

Alessandra Dellacà

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