Il senso di reciproca scoperta

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di Maria Pia e Gianni Mussini

Come abbiamo detto una volta, ci siamo sposati l’11 aprile del 1977 a Monza dove per qualche anno ha abitato Maria Pia. Celebrante don Sandro Maggiolini, il futuro vescovo di Como e tra i redattori del Catechismo della Chiesa cattolica (diretto da Joseph Ratzinger).

Don Sandro allora era assistente di un collegio universitario femminile a due passi dall’Università Cattolica, dove insegnava. Colto, dinamico e simpatico, affascinava i giovani e ne costituiva un punto di riferimento.

Gianni lo aveva conosciuto in Val d’Aosta, presentatogli dalla mamma, che ogni giorno lo seguiva nella Messa.

Quando si creò qualche problema con la famiglia di Maria Pia, inizialmente contraria – con tutte le ragioni – alla storia della figlia con questo capellone un po’ hippy, fu proprio la mamma Bruna a suggerire di andare da don Sandro. Cominciammo così a frequentarlo, con lettere, telefonate e anche visite personali. Non di rado andavamo a Milano, in Duomo, a conversare con lui rannicchiato nel suo frequentatissimo confessionale. Capitava che mandasse via una suora per poter conversare con noi, in realtà per poterci dare una mano. Infatti era prete sino al midollo e non dimenticava mai il sacramento dell’Ordine con i relativi doveri.

Ma naturalmente, come tutte le relazioni serie, anche quella con don Sandro era condita di molto, molto umorismo. Fu lui a farci conoscere Chesterton e anche la terribile ironia del romanzo distopico di Huxley Il mondo nuovo. Ma amava sorridere anche nella quotidianità: sappiamo che, da vescovo, i suoi incontri con i sacerdoti si trasformavano in lieti happenings. Da parte nostra, lo prendevamo in giro per certi suoi tic linguistici; tanto che – quando scrisse su Avvenire degli elzeviri firmando con lo pseudonimo “Zeta” – Gianni lo smascherò subito, privatamente. E lui sotto sotto ne fu compiaciuto.

Il suo mito negativo era un certo buonismo affettato, vera parodia del Vangelo, di cui davano – e danno – prova certi credenti che “con la voce in falsetto” edulcorano il Vangelo depotenziandolo degli aspetti più drammatici e dimenticando che il cristiano deve essere “segno di contraddizione” (Luca 2, 34) e non “correre in aiuto del vincente”. È anche vero che – citava stavolta Maritain – bisogna avere “testa dura e cuore tenero”: forza intellettuale e morale unita a un’assoluta dolcezza verso chiunque (la misericordia di Papa Francesco).

Quando ci sposammo don Sandro disse di noi due una cosa che non abbiamo mai dimenticato. Mise in luce il nostro senso di reciproca “scoperta”. In effetti, da fidanzati (talvolta anche dopo…) ci scambiavamo lunghe lettere, spesso con ritagli di giornale e altri “allegati”. Una curiosità che – vero dono di Dio – dura ancora e, anzi, si perfeziona sempre più.

La curiosità era roba nostra, ma è stato don Sandro a farci consapevoli. Così rendendola più luminosa e più bella.

cantiamolavita@katamail.com

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