Il sale delle vacanze
Di Arianna Ferrari e Andrea Rovati
LEI
Le vacanze estive sono arrivate anche per noi e quest’anno la meta scelta è la Sicilia. Come sempre prenotiamo volo, auto e al massimo le prime due notti, poi il viaggio si dispiegherà in base al meteo, le voglie e i luoghi che ci ispirano ma che devono essere verificati sul posto; non sarebbe la prima volta che la realtà contraddice la nostra idea, nel bene e nel male. Partiamo dal Nord-Ovest dell’isola e decidiamo di visitare le saline di Trapani e Marsala. Per quanto mi riguarda ne avevo sentito parlare ma non mi aspettavo nulla di eccezionale. Ho dovuto ricredermi. Luoghi molto particolari, suggestivi, dove ho scoperto per la prima volta cosa sia davvero il sale. Per me, come credo per molti, è un elemento che si usa per cucinare e che dà sapore ai cibi. Quando invece ti trovi in una salina scopri tutta la sua storia e con lei quella di chi ci lavorava con una gerarchia ben precisa. Da “U patruni” che era il proprietario, all’“acqualoru” che normalmente era un ragazzino che portava l’acqua, a “u salinaru” e a “u staciuneri” ovvero chi faticava nel lavorare il sale e lo stagionale. Tutto il processo era basato sulla forza del vento che doveva essere gestita da “u mulinaro” il quale si occupava del mulino a vento orientando le vele in base alle correnti d’aria al fine di poter azionare la macina. Non pensavo neanche che il sale avesse un suo odore specifico ma ce l’ha eccome e ciò che porto a casa è il ricordo di sapori e profumi unici. Insomma una Sicilia che non ti aspetti.
arifer.77@libero.it
LUI
Sicilia occidentale, questa la meta delle vacanze a lungo attese, desiderate, agognate. Qualche giorno di bagni, parole crociate, arancine e pisolini in loop a San Vito Lo Capo e poi lo splendore del barocco di Trapani, Segesta e Selinunte e lo stupore per quello che gli antichi sapevano fare (e noi no), Marsala (e i Marsala, gli Alcamo, i viognier siciliani, i Contessa Entellina e i tanti vini che i nerd sommelier cercano come le figurine Panini di quando erano bambini). Poi anche le saline tra Trapani e Marsala; interesse a priori proprio poco (il sale è sale, cosa può avere di interessante?) ma siamo qui e ci andiamo. Prima sensazione: il vento, quasi costante, per estrarre il sale ci vuole il vento, il tempo sta cambiando e bisogna iniziare a coprirsi. Seconda sensazione: un panorama piatto fatto di distese d’acqua, separate dal mare e delimitate da muretti, mi hanno ricordato le risaie ma qui ci sono tanti mulini e l’acqua cambia colore di vasca in vasca, dal verde al bianco al rosa, le prime con tanti uccelli acquatici che si nutrono di pesciolini e gamberetti, le ultime troppo salate per ogni forma di vita, come al Mar Morto. Infine il profumo, quello che più mi ha sorpreso, un misto di iodio, odori salmastri e solfatara, sottile ma penetrante e a suo modo inebriante, che ritroviamo in ogni angolo, finanche nei cibi e nei semplici e magnifici vini grillo tipici di questa zona. Un profumo antico, di generazioni che hanno vissuto di questo lavoro e della fatica che è costato.
andrea.rovati.broni@gmail.com