Il mio nome è Ansia

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di Silvia Malaspina e Carolina Mangiarotti

Nel film Baby Boom Diane Keaton, rampante manager in carriera newyorkese, si ritrova improvvisamente madre affidataria di una bimba di circa 1 anno, venendo brutalmente catapultata nel vortice delle cure parentali e della conciliazione tra lavoro e maternità. Nel momento in cui sta per mettere la bimba nelle mani della giunonica babysitter tedesca, all’esortazione di quest’ultima – «Va tutto bene, non stia in ansia, signora!» – risponde affranta: «In ansia io? Ansia è il mio secondo nome!»

A noi, che abbiamo rivisto il film quattro volte, sovviene spesso questa scenetta: anche se nel nostro binomio non ci sono infanti da affidare alle cure di qualcuno, mentre la mamma si affanna al lavoro, le manifestazioni ansiogene rimangono comunque una costante. Ringraziando il Cielo non abbiamo problematiche di salute che scatenino tormentate preoccupazioni e possiamo definirci fortunate sotto molti punti di vista, tuttavia riusciamo a instillare ansia in molte situazioni della vita quotidiana, che, ne siamo consapevoli, andrebbero affrontate con maggiore leggerezza.

Verifica di matematica? Nei giorni precedenti si assiste a un’escalation di ansia nell’alunna: «Non ce la farò mai, per risolvere uno di questi problemi ci vuole un’ora, figurati: quella là (la prof.) ne metterà almeno tre! Vedrai che mi rovinerò la media! Sarà un disastro!»; mentre la genitrice tenta di calmierare gli animi: «Un’insufficienza non è una tragedia, tu studia e cerca di fare meglio che puoi e soprattutto stai tranquilla, altrimenti non riesci a risolvere nemmeno 2 + 2» «Si, certo, parli tu che sei la paciosità personificata!» La mattina dell’esecuzione capitale i ruoli sono completamente ribaltati: la fanciulla ostenta una calma glaciale mentre la madre, caricata da 48 ore di fosche previsioni apocalittiche, ripiomba nell’antico vizio studentesco di rosicchiarsi le cuticole per scaricare l’ansia: «Mi raccomando, appena finito, mandami un messaggio e dimmi com’è andata» «Che stress! Mi fai venire l’ansia!»

Vacanze con le amiche? Sono precedute da minimo 15 giorni di raccomandazioni battenti: «Non accettare passaggi da nessuno, muovetevi sempre almeno in due, se vai in discoteca non bere cocktail dal bicchiere, ma fatti dare una bibita in bottiglietta, stai attenta agli sbalzi di temperatura con l’aria condizionata» «Che ansia! Mi fai passare la voglia di partire!»

Scuola guida domiciliare? Provoca pulsazioni da cardiopalma e concitati diverbi: «Vai piano, c’è una curva stretta, non premere troppo l’acceleratore, scala la marcia… Oddiooo, sei tutta a sinistra, ci schiantiamo!» «Per forza sbaglio: mi metti un’ansia terribile! Puoi smettere di provare a frenare e stare rigida in posizione d’urto? Non hai i doppi comandi, devo frenare io. E per favore concentrati sul paesaggio: trasmetti ansia solo a guardarmi!»

silviamalaspina@libero.it

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