I due Giovanni

Visualizzazioni: 156

di Silvia Malaspina

Cari i miei Giovanni Allevi e John Travolta, omonimi in lingue diverse, siete accumunati dall’ospitata, seppur in toni contrastanti, nella medesima serata del 7 febbraio al Festival di Sanremo. Procederò in ordine di apparizione. Giovanni Allevi, la tua prima uscita pubblica dopo l’assenza di due anni a causa del mieloma multiplo che ti ha colpito, ha smosso in noi spettatori un’emozione profonda. Le parole che hai pronunciato con quella leggerezza da scanzonato folletto che ti contraddistingue, non cadendo mai nella spettacolarizzazione del dolore, hanno lasciato il segno: la tua dichiarazione circa la scoperta della bellezza del Creato, l’immagine evocata di te in un letto d’ospedale mentre ti commuovi di fronte alla maestosità di un’alba e di un tramonto, il tuo gesto di prendere idealmente per mano i bambini ammalati che hai conosciuto e che hanno perso la propria battaglia contro il cancro, per farli partecipi dell’immenso applauso della platea dell’Ariston, mi hanno molto colpito. Solo chi ha vissuto accanto a un malato oncologico (o con patologie molto gravi) può comprendere la meraviglia che questi prova nelle più elementari azioni, delle quali è stato a lungo privato: sedersi su una panchina al sole ammirando la fioritura primaverile, gustare con ironia un aperitivo («Non sarà un Vermouth a uccidermi») sono doni di tempo prezioso strappato alla inesorabile fine, che ci consentono di custodire ricordi che non siano solo di sofferenza. Grazie per averci donato questa sferzata di drammatica realtà con il tuo sorriso. Peccato che poco dopo sia arrivato John Travolta: il tempo è tiranno con tutti, specialmente con gli ex belli – infatti la sera successiva abbiamo tristemente constatato la totale débâcle di Russel Crowe – ma perché peggiorare la situazione, prestandosi alla farsa grottesca del Ballo del qua qua? Caro John, perché mi hai polverizzato il mito di Danny Zucco in Grease del quale noi ragazzine desideravamo invano un clone o dello strabiliante Tony Manero, che in Staying Alive II sfoggiava un fisico talmente perfetto da suscitare pensieri “vastasi” (per dirla con Camilleri) nelle spettatrici dai 14 ai 90 anni? Non potevi accordarti per un’intervista, insistendo affinché i tuoi magnetici occhi azzurri bucassero lo schermo con una serie di primi piani? Non credo fossi all’oscuro di quanto era stato deciso: perché non ti sei opposto a priori anziché innescare vacue polemiche a danze concluse? Insomma, cari i miei Giovanni, avremmo potuto assistere a una bella pagina di televisione, ma, ahimè, è riuscita solo per metà.

silviamalaspina@libero.it

Commenti: 0

Il tuo indirizzo mail non sarà reso pubblico. I campi obbligatori sono segnati con *