Giovedì 11 e domenica 14 le Messe del Corpus Domini

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Mercoledì 10 giugno la catechesi sull’Eucaristia

TORTONA – Mercoledì 10 giugno con la catechesi sull’eucaristia il vescovo ha concluso gli in contri del mercoledì. Nell’ultimo appuntamento si è rivolto in particolare ai ministri straordinari della comunione eucaristica che quest’anno non hanno potuto ritrovarsi insieme per il cammino formativo e ai quali ha rivolto un pensiero grato e affettuoso. La lettura dell’intensa preghiera “Dopo la comunione” della mistica Adrienne von Speyr, ha introdotto la riflessione che ha avuto come fulcro il brano del vangelo di Giovanni che è stato letto nella festa del Corpus Domini, domenica 14 giugno. L’evangelista racconta come i giudei si scandalizzano a sentire Gesù che parla della sua carne da “divorare” e del suo sangue da bere, atto assolutamente vietato, in base alle norme del popolo ebreo, perché conteneva la vita. «San Leone Magno in un suo sermone – ha detto Viola – ha spiegato che la nostra partecipazione al corpo e sangue di Cristo tende a farci diventare quello che mangiamo». Gesù stesso dice: «Colui che mangia me vivrà per me» e in questa frase c’è un doppio movimento. «Comunicandoci al corpo e al sangue di Cristo – ha aggiunto il vescovo – noi viviamo di lui. Quando mangiamo il suo corpo e il suo sangue avviene il contrario di quello che succede con il cibo. Il pane della vita prende possesso di chi lo mangia e ci rende simili a lui. Noi dobbiamo pensare bene all’“Amen” che pronunciamo perché in esso vi è l’espropriazione di noi stessi». Il mistico bizantino Nicola Cabasilas, vissuto nel XIV secolo, nel suo trattato “Vita in Cristo” afferma, parlando della comunione che «Il pane di vita è vivente (…) muove chi se ne nutre e lo trasforma. Siamo noi ad essere mossi da lui e a vivere della vita che è in lui grazie alla sua funzione di testa e di cuore». Mangiare il corpo significa essere assimilati da Gesù servo e parlare del sangue vuol dire ricordare l’offerta che lui ha fatto di se stesso, a compimento dei sacrifici antichi e come segno della nuova alleanza. La questione decisiva di fronte a questa prospettiva è quella della nostra resa per avere gli stessi sentimenti di Cristo, per diventare “consanguinei di lui” come diceva Cirillo di Alessandria. È lo Spirito che opera la comunione con Cristo e ogni volta che ci comunichiamo si rinnova l’effusione dello Spirito in noi. «Nella comunione con Cristo – ha spiegato Padre Vittorio – c’è anche quella con il Padre». Santa Veronica Giuliani, cappuccina e mistica del ’700, «raccontava di vedere nel sacramento il Dio trino e unico: l’onnipotenza del Padre, la sapienza del Figlio e l’amore dello Spirito, facendo così esperienza dell’amore trinitario.

Ogni volta che mangiamo il corpo e beviamo il sangue in noi viene tutto il paradiso».

Mons. Viola ha invitato i ministri dell’eucaristia a non dimenticare mai «la consapevolezza della grandezza del dono del ministero ricevuto che non deve mai diventare motivo di orgoglio».

Infine ha esortato i fedeli presenti, e quelli collegati in streaming, a desiderare la «vera comunione con Dio e con i fratelli perché Cristo è presente nelle persone che ci sono vicine e con le quali dobbiamo essere in pace».

«Il nostro “Amen” – ha detto in chiusura – deve diventare come l’“Eccomi” di Maria che si consegna a Dio».

Il vescovo, nei giorni seguenti, ha presieduto tre celebrazioni eucaristiche per la solennità del Corpus Domini: giovedì 11, alle ore 21, a Tortona in Cattedrale, domenica 14 alle ore 10 in Collegiata a Novi Ligure e la sera, alle ore 21, in Duomo a Voghera. In tutte e tre ha ribadito che nella “piccola porzione di pane” sull’altare è presente il Figlio di Dio e davanti a lui «noi dovremmo essere presi dallo stupore e dalla meraviglia come Israele nel deserto di fronte alla manna perché quella è la misura estrema di amore per noi che si fa cibo per renderci come lui». Al termine delle tre funzioni, non potendo realizzare le processioni a cause delle normative anti contagio, è stato però vissuto un momento di adorazione silenziosa davanti al Santissimo Sacramento per invocare dal Signore la benedizione e affidare a lui le angosce e i timori dei mesi trascorsi.

Daniela Catalano

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