CORONAVIRUS – La situazione al 18 marzo

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Sono 973 i contagiati in provincia di Pavia alle ore 19 della data odierna secondo i dati forniti da Regione Lombardia (978 secondo quelli forniti dal Dipartimento Protezione Civile nell’aggiornamento delle ore 17).

Aumentando il numero di contagiati, aumenta evidentemente anche il rischio di qualche discrepanza nei dati.

I contagiati in provincia di Alessandria, invece, sono 374.

Ieri erano 884 in provincia di Pavia (+89) e 323 in provincia di Alessandria (+51).

Le vittime in Lombardia sono salite a 1959 (+319 su ieri); 3488 sono invece i guariti. Entrambi i numeri sono in crescita e toccano oggi il picco dall’inizio dell’emergenza. Così ha commentato l’assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera: “I numeri sono quelli di una continua battaglia, ma crescono quasi tutti in maniera inferiore rispetto a ieri”.

Il governatore Fontana, data l’emergenza, ha lanciato un accorato appello ai medici e agli infermieri in pensione: “Devono sentire il dovere di mettersi nuovamente a disposizione della loro missione di vita”

Altri dieci i decessi in Piemonte, di cui due (due donne) in provincia di Alessandria.

Il numero di casi confermati in Italia raggiunge quota 35713. Sono 2978 i deceduti e 4025 i ricoverati nelle strutture ospedaliere.

Sempre a livello nazionale, si sono registrate 475 vittime nelle ultime ventiquattro ore. I guariti registrati oggi sono invece 1084. Il Capo della Protezione Civile Borrelli ha commentato così questo dato: “Quello di oggi è un numero di guariti veramente importante, si tratta del 37% in più rispetto a ieri”. Nei dati resi noti oggi dalla Protezione Civile, ha precisato sempre Borrelli, mancano quelli relativi alla Regione Campania (che ieri contava 423 casi positivi.

Così Silvio Brusaferro (Istituto Superiore Sanità): “Sostanzialmente la curva epidemica a livello nazionale è in crescita. Ancora una volta sono alcune Regioni del Nord Italia quelle maggiormente coinvolte”.

“Nelle altre aree del Paese c’è una crescita ma non è così veloce; è però questo un elemento importante perché non deve illuderci. Coloro che guardassero sulle mappe le regioni che apparentemente non hanno numero così elevati come quelli che caratterizzano alcune zone della Lombardia, dell’Emilia-Romagna, del Veneto, della Liguria, del Piemonte e in parte anche delle Marche, non devono crearsi false illusioni: soltanto se tutti ci comportiamo in un determinato modo, come raccomandato; se tutti evitiamo contatti stretti e rispettiamo le regole di distanziamento sociale che abbiamo definito, possiamo rallentare la diffusione”.

Brusaferri ha ricordato inoltre “l’importanza per le persone positive con pochi sintomi o senza sintomi devono rispettare le regole di isolamento. Questo aspetto è determinante”.

“La seconda grande raccomandazione è attorno alle persone fragili. Purtroppo la mortalità colpisce persone affette da patologie, persone anziane. Il combinato fra persona anziana e più patologie è lo scenario più presente nei dati di mortalità. Da qui nasce la raccomandazione che queste persone fragili abbiano la protezione più elevata che possiamo dare loro. Vuol dire: stare in casa.”

Venendo al tema dei decessi, nella maggior parte dei casi “parliamo di una popolazione che ha ottant’anni, una popolazione di sesso maschile. La differenza di età tra chi decede e le persone che vengono ricoverate è di circa 15 anni”.

“Dobbiamo essere consapevoli che siamo in una fase in cui stiamo misurando l’effetto delle misure adottate. Siamo ancora in una fase in cui non possiamo vedere immediatamente benefici, ci vorrà ancora qualche giorno: ma non dobbiamo mollare. Dobbiamo mantenere queste misure se vogliamo vedere degli effetti e se vogliamo difendere le persone più fragili. Questa è la scommessa che ci stiamo dando.”



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