«Con il mio vino vi rendo felici»

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Cristina Cerri Comi, insieme al fratello Alessandro, ha avviato il nuovo corso della cantina “Travaglino”, una tenuta di 400 ettari, di cui 80 vitati, a Calvignano, che punta sul Pinot nero e sul Riesling renano, sull’ospitalità, sulla qualità assoluta. Con lei 8 dipendenti, l’enologo, il direttore commerciale, 3 capiarea, i consulenti e gli stagionali

Cristina Cerri Comi, con i suoi 34 anni e 2 cognomi che qui sono una rarità da milanesi, con il suo abitino bianco e ricamato che sa di fresco, con il bon ton di certi salotti e allenate conversazioni, ti accoglie all’ingresso della tenuta.

L’arco del portone è sovrastato da uno stemma nobiliare, ai lati due statue che si guardano sotto l’elmo, sopra un’enorme lanterna, in fondo il pozzo, al termine della strada costeggiata da alberi secolari e radure per far pascolare i caprioli. La sua ospitalità è fatta di galanterie misurate e di gesti che aprono alla confidenza, fino alla proposta di dare del tu ai suoi interlocutori. Una vera padrona di casa. Quella Casa che la sua famiglia tiene viva a Calvignano, sulle colline sopra Casteggio, dove nasce il vino firmato “Travaglino”.

«Un Paradiso alle porte di Milano» – lo definisce, e benedice l’Oltrepò, terra in cui ha ritrovato la sua strada, le sue radici ed è tornata sui suoi passi. «Terra di tante aziende, troppi Consorzi e Distretti, produttori capaci ma…»: ma poi fa il suo ingresso nel cortile, che manda riflessi di luce bianca, il fratello Alessandro, 31 anni, camicia azzurra, sigaretta tra le labbra, e la conversazione sullo stato dell’arte del vino oltre il Po si interrompe. Inizia la visita alla cantina. E il racconto di una scommessa, un’intuizione, una passione forte che anima Cristina e che le ha fatto abbandonare la metropoli per la campagna. «Ho intrapreso questa avventura professionale nel 2014. Dopo la laurea alla “Bocconi”, i percorsi di studio e l’esperienza a Hong Kong, Sidney, Madrid, ho iniziato a lavorare in banca e ho imparato il metodo e l’impostazione che quel mondo ti offrono. Eppure capivo che non faceva per me. Stavo progettando una start up legata alla moda, che mettesse via Montenapoleone “in affitto” o meglio, i vestiti da boutique che lì sfavillano nelle vetrine. Ma ho abbandonato tutto per dedicarmi al vino».

Il nonno di Cristina era Vincenzo Comi, marito di Paola Pernigotti, dal matrimonio è nata sua madre, Lorella Comi e poi, salendo lungo l’albero genealogico, si arriva a lei e alla sua infanzia, ai ricordi da bambina, quando trascorreva le estati a Calvignano e osservava incuriosita il via vai di persone intente alla vendemmia. «Ho capito che avevo un dovere morale verso questo posto: una creatura che voglio far crescere» – continua Cristina.

Adesso la cantina “Travaglino” conta 8 dipendenti fissi e poi l’enologo, il direttore commerciale, 3 capiarea, i consulenti e gli stagionali in tempo di raccolta delle uve. Passeggiare per i cortili, condurre una degustazione nella bottega del vino, scendere nel caveau dello spumante e nella ghiacciaia, ammirare le botti in cui riposa il rosso, è una sensazione unica. Giochi di luce, incanto, vecchie e pregiate etichette, decenni di storia. Con 400 ettari in corpo unico, di cui 80 vitati, 12 cascine di proprietà, un borgo storico e una locanda, “Travaglino” è un universo di emozioni dove vite, uomini e paesaggio dimostrano la bellezza di un territorio.

Da monastero medievale a tenuta vitivinicola ottocentesca. Da cantina innovativa a località enoturistica. La tenuta si trova nella parte centro occidentale dell’Oltrepò pavese, mille chilometri quadrati di colline e valli a sud del fiume Po tra Piemonte, Liguria ed Emilia Romagna. Nel 1865 è qui che venne alla luce il Metodo Classico a base di Pinot nero, che oggi, grazie alla DoCg, rappresenta il vertice della denominazione. La prima notizia certa risale al 1111, precisamente al 18 novembre. L’atto testamentario del prete Gisulfo cita il castello di Calvignano e tre miglia di terre circostanti. Tra i testimoni dell’atto è presente Johannis de Travalino, a cui si deve il toponimo della località. Risalgono a quell’epoca le pietre del futuro complesso che per secoli fu adibito a monastero. Nel 1240 frate Guidone di Sannazzaro ottiene la giurisdizione su Calvignano. Tra le terre in suo possesso compaiono la località Travaglino e viene utilizzato il termine «vigne novelle», indizio di una fiorente attività vitivinicola. Tra il 1600 e il 1700 la villa viene trasformata nell’odierno agglomerato composto da una corte padronale, l’oratorio e le abitazioni coloniche. Nel 1868 il Cavalier Vincenzo Comi da Milano acquista la villa e 810 pertiche di terreno, circa 53 ettari. È il primo nucleo della tenuta Travaglino. Nel 1879 la Contessa giuseppina Sottocasa si unisce a Vincenzo Comi portando in dote lo stemma di famiglia. L’azienda si estende fino a un totale di 2891 pertiche milanesi (circa 189 ettari). Vincenzo Comi, nipote del Cavaliere, nel 1965 rivoluziona “Travaglino” trasformandola in una cantina vitivinicola. A lui si deve la zonazione aziendale, ovvero l’analisi e la scelta degli appezzamenti più vocati dove reimpiantare i vitigni migliori. Viene ristrutturata la locanda, centro dell’ospitalità.

Verso la fine degli anni Duemila alla zonazione segue la riqualificazione e la modernizzazione del complesso.

Si acquistano tecnologie all’avanguardia, le botti in cemento sono sostituite da moderni vinificatori in acciaio a temperatura controllata.

Nel 2013 entra in azienda inizialmente Cristina e successivamente Alessandro Cerri Comi, nipoti di Vincenzo. L’attenzione si focalizza sulla qualità dei vini prodotti e sulla razionalizzazione del lavoro aziendale che viene concentrato sui due vitigni principali: il Pinot nero, nelle sue innumerevoli sfumature e il Riesling renano. Nasce una nuova squadra di professionisti formata dal consulente enologico Donato Lanati, supportato dal Centro di ricerca Enosis e dall’enologo Achille Bergami.

Cristina Cerri Comi

«Adesso la responsabilità è sulle mia spalle. – conclude Cristina – Ma la passione è tanta. Mi affascina lavorare un frutto della terra che ci dà il buon Dio e sono felice quando, grazie ai miei vini, cambio l’umore alle persone. Le mie bottiglie sono i miei bambini».

“Travaglino” ha scelto di produrre vini capaci di raccontare le loro origini. Vini sempre eleganti, mai banali, che valorizzano finezza e piacevolezza.

In cantina opera delicatamente per conservare tutte le qualità contenute nelle uve, accompagnando il vino dalla vigna alla bottiglia nella sua piena espressione varietale.

La qualità è il risultato di alcuni fattori straordinari: vigneti collinari tra quota 220 e 350 s.l.m., esposizione esclusivamente a Sud, solo uve di proprietà, selezionate scrupolosamente, vendemmia manuale in cassette da 20 kg, pigiatura soffice entro 2 ore dalla raccolta, basse rese.

Cristina stappa una bottiglia Gran Cuvée Blanc de Noir.

La storia, adesso, è dentro i nostri bicchieri. Evviva. Cin cin.

Il vino è sapido; manda sentori di crosta di pane e frutta secca. Ha il colore del grano. E il perlage è fine e persistente.

Proprio come la volontà di questa giovane donna. Che guarda al domani. Che si è innamorata dell’Oltrepò.

Matteo Colombo

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