Chi fermerà la musica?

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Di Silvia Malaspina

Cara la mia Paniz Faryoussefi, lo scorso 13 novembre sei stata protagonista di un eccezionale evento, di cui i media internazionali sono venuti a conoscenza solo dopo qualche giorno: sei salita sul palco della sala da concerti Vahdat, nel pieno centro di Teheran, per dirigere un’orchestra di 50 elementi, tutti uomini. Nonostante sfoggiassi un abbigliamento in perfetta aderenza a quanto previsto dalla sharia – velo nero sul quale però occhieggiavano civettuole paillettes e lungo abito scuro – con la tua arte, cara Paniz, hai sferrato una bella picconata al muro di restrizioni che condizionano la vita delle donne iraniane. Le cronache narrano che l’emozione in sala fosse palpabile, dal momento che in Iran alle donne è vietato cantare o ballare in pubblico, anche se si tratti di professioniste. Tu ti sei limitata a commentare: «Dirigere un’orchestra richiede tanta energia mentale e fisica», a voler rimarcare, seppur in tono pacato, che per la buona riuscita di una performance non è determinante il genere, ma la professionalità. È evidente che la tua presenza in qualità di direttrice d’orchestra sia un segnale incisivo per la Repubblica islamica guidata dagli Ayatollah: nel tuo Paese, cara Paniz, le donne che svolgano professioni di alto livello in campo culturale o artistico sono spesso costrette a espatriare, come Shirin Neshat, fotografa e regista di fama mondiale, in esilio negli Stati Uniti da tempo. Hai quindi aggiunto un ulteriore tassello al mas- siccio movimento di protesta “Donna, Vita, Libertà”, nato in Iran nel settembre 2022, all’indomani dell’arresto della studentessa Masha Amini, morta mentre era in custodia della “polizia morale” a causa di una hijab indossata non correttamente. Quella protesta, guidata dalle donne, molte delle quali giovanissime, portò nelle piazze delle principali città iraniane studenti, lavoratori e minoranze religiose da sempre discriminate nel Paese. Anche se gli arresti arbitrari furono centinaia di migliaia e quasi 600 le persone giustiziate, il vento del rinnovamento non si è mai placato. Ne è prova il fatto che proprio durante il tuo concerto tra il pubblico seduto in sala molte donne fossero coraggiosamente svelate. Ti hanno applaudito come la loro nuova eroina: «Quando sono salita sul palco, ho visto che tutti gli occhi erano puntati su di me e ho sentito un’immensa responsabilità» – hai dichiarato dopo l’esibizione, visibilmente orgogliosa del tuo lavoro. A te cara Paniz, e a tutte le donne iraniane, auguro che, ora che ha ripreso vigore, nessuno fermi la musica del rinnovamento.

silviamalaspina [at] libero.it

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