Animali al loro posto

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di Maria Pia e Gianni Mussini

Maria Pia con l’amica Nicoletta a casa di Gianni per la prima volta, compagni di università. Le riceve festosamente Rocky, una sorta di lupo-bassotto che Livia, la terza delle sorelle Mussini, aveva tirato su dalla strada. Nome maschile per ingannare la mamma: la quale però non era scema e, avendo otto figli, un po’ si intendeva di certe cose… Dinanzi a Rocky Maria Pia si ritrasse impaurita, per una idiosincrasia verso gli animali attenuatasi solo con il matrimonio.

Gianni il contrario. Suo zio Ugo ha sempre avuto dei pastori tedeschi. Uno, dal nome parlante di Lupo, era quasi umano nella sua intelligenza. Ogni tanto scappava per andare a trovare i “cugini” Mussini dalla parte opposta della città senza essere intercettato dai vigili (erano tempi più rilassati…).

Ma Gianni fu amico soprattutto di un altro lupo dello zio, Frido. Meno sveglio del primo, era però un amicone. Un giorno Gianni se lo vide arrivare in classe accompagnato da un bidello…

A casa Mussini, oltre alla citata Rocky, ci furono i gatti. Una volta nove in tutto: la nera Poppea, il bianco Catilina e sette cuccioli frutto di due nidiate. Con i sette piccoli Gianni inventava giochi mirabolanti. Una volta sul parquet del soggiorno disegnò un lieve cerchio con lo zucchero bianco, ne metteva due in mezzo e il primo che raggiungeva la circonferenza passava il turno. E così via sino alla finale.

Ora abbiamo Kora, la cagnolona di Cecilia. Toccò a noi andare a prenderla in un canile, così ci è affezionatissima (ma più di tutti è legata alla piccola Miriam, nonostante le angherie che ne riceve). Come ripete Maria Pia, Kora non è un’aquila – se no che cane sarebbe, dice Gianni – ma è la quintessenza della bontà canina. Quando viene in Italia, si sistema da noi, come del resto Miriam: in cerca di coccole l’una e l’altra.

Dove abitiamo, al piano di sotto c’è una Labrador di nome Tessa. Quando c’è qualcuno sulle scale fa il suo dovere e abbaia, ma basta sentire il fischio di Gianni che subito si quieta. E se la porta si apre, dovreste vedere le feste.

Se nostro figlio Giacomo è allergico agli animali, come la madre, Lorenza ha invece ereditato dalla zia Livia la vocazione ad assistere i randagi di tutti i tipi. Ogni tanto ci arriva una sua foto con un Kangal, i magnifici pastori anatolici che circolano per Istanbul. Ma più spesso la foto riguarda i suoi gatti, due trovatelli che non vanno d’accordo tra di loro, tanto che uno ha persino tentato di suicidarsi buttandosi dal quarto piano. Ma gli è andata male.

Viva gli animali, dunque. Creature di Dio cui forse non è preclusa – sostiene qualche teologo – la partecipazione al Paradiso. Rimangono però diversi da noi umani, ontologicamente diversi, come ha ricordato di recente anche il Papa.

E come insegnavano i nostri vecchi che, nella loro sapienza contadina, rispettavano le bestie, ma senza smancerie e a patto che se ne stessero al loro posto.

cantiamolavita@katamail.com

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