Supermarket del bon ton

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di Patrizia Ferrando

La fretta compare nei nostri gesti, ma anche nei nostri discorsi. Per dirla tutta, sia il deprecare la mancanza di tempo, la necessità vera o presunta di fare tutto di corsa, sia auspicare la ricerca di una ritrovata lentezza, sono esternazioni in genere sorte da un senso di stanchezza e nel complesso sincere, eppure così trite da suonare retoriche.

Il campo delle buone maniere non fa eccezione: anzi, senza originalità alcuna, io ho spesso richiamato un bisogno di prendersi il giusto tempo per agire con gentilezza. Se, poi, vi divertite a effettuare una ricerca riguardo gli aforismi sul bon ton, ci penserà Ralph Waldo Emerson a dirvi che «… nulla è più volgare della fretta». Non c’è dunque speranza di salvare il galateo, quando siamo trafelati? Secondo me, lo si può tutelare, magari con qualche ammaccatura. Per prima cosa, non pensiamo di continuo alla nostra carenza di tempo: in una visione realistica, a fronte di momenti in cui avremmo davvero impellenza di correre, altri saranno più lievi. Contestualmente, riflettiamo su come il tempo altrui non sia mai meno prezioso del nostro. Prendiamo come caso pratico un “tempio” dei frettolosi: il supermercato. In questi giorni, mi sono imbattuta in uno spot di una notissima catena. Vediamo due clienti che si affrettano eccessivamente verso la cassa, una donna sobriamente vestita e un uomo con bandana e gilet tutto borchie e pelle; corrono, salvo entrare in una rotta di collisione che il signore risolve cedendo con teatrale gesto il passo alla signora. Mi pare pessima, come rappresentazione. Nessuno dovrebbe precipitarsi verso le casse come se fosse in corso un assalto alla baionetta, e nessuno dovrebbe pensare che il prossimo non sia gentile, perché magari appare nerboruto o con un look “aggressivo”. Ancora sui supermarket: non si saccheggiano gli scaffali come se si partecipasse a una strana gara di velocità, se si ha bisogno di aiuto lo si chiede in modo semplice e diretto, così come lo si offre vedendo una persona in difficoltà. Non si sbuffa e non si rumoreggia in fila e non si pretende come un atto dovuto la precedenza, anche se gli acquisti sono pochi. Da evitare occhiatacce, anche verso chi non si comporta benissimo, e chiassose conversazioni al cellulare. Se dobbiamo esporre rimostranze, usiamo calma e tatto e ricordiamoci di rispettare il lavoro di cassiere e addetti, non di rado reso estenuante per via del contatto con tanta gente. E non dimentichiamo saluti e ringraziamenti.

Tornando allo spot, pare chiudersi con nuovo errore: nella discesa ai garage, potrebbe risultare più garbato che gli uomini precedano le donne, come nella regola delle scale.

patrizia.marta.ferrando@gmail.com

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