All’amore serve libertà

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di Maria Pia e Gianni Mussini

In quella che era la camera delle “bambine” ci sono due mobili guardaroba bianchi, anni Quaranta e piuttosto scomodi, eredità della mamma di Gianni. Il quale Gianni ebbe l’idea di dipingervi due finti architravi, uno rosa ad arco e l’altro azzurro ad angolo, sormontandoli poi ingegnosamente (così almeno dice lui) con due mobiletti – fabbricati con le sue stesse mani – in cui si riproducevano i medesimi motivi ornamentali.

Nelle due casse superiori è finito tutto quel “ciarpame reietto” (definizione di Guido Gozzano) che rende così uguale ma anche così diversa dall’altra ogni casa, ogni famiglia.

Ed ecco che cosa produsse, un bel giorno, un’immersione dei figli in quel fascinoso ciarpame.

Arrivano in cucina i due più grandi con in mano un libro che era stato donato alla mamma da  ragazza: il Saper vivere di Donna Letizia, una raccolta delle risposte fornite alle lettrici di Grazia, allora (anni Sessanta) il più diffuso settimanale femminile italiano. Si trattava essenzialmente di galateo ma anche di consigli come questo: «Se, passati i ventitré o i venticinque anni, la ragazza che fino a ieri era un fiore incomincia improvvisamente ad appassire… la madre accorta non tarda a “capire”. Solleciterà il consiglio e l’aiuto dell’immancabile amica che “conosce tutti”. Spronerà il marito a invitare a teatro il giovane ingegner Rossi che è povero, ma ha una zia ricchissima e zitella, o l’avvocato Bianchi che non è più di primo pelo, ma ha una vasta clientela e un appartamento arredato».

Ovviamente, giù tutti a ridere di gusto. Ma a Gianni e Maria Pia la cosa apparve subito molto seria. Al di là della posa garbata e forse anche un po’ autoironica di Donna Letizia (nom de plume di Colette Rosselli, la moglie di Indro Montanelli), vedevano infatti cascare il palco dorato degli anni della loro infanzia, quando tutto sembrava così bello e in ordine e alle ragazzine si regalavano appunto certi libri socialmente rassicuranti (alla larga da pericolose avventure romantiche!).

In quelle parole c’è infatti una povera parodia dell’amore, anzi non c’è neanche un pezzettino di amore. E ne viene fuori una borghesia per la quale il matrimonio è soprattutto mettersi a posto visto che, come disse una volta Gianni Agnelli, «s’innamorano solo le cameriere».

Che dire? Intanto, le cameriere sono preziose – come tutti – agli occhi di Dio. E poi l’amore è un progetto che cambia e rallegra la vita, ma per essere tale ha bisogno di respirare libertà, non del soffoco delle convenzioni sociali.

Il triste caso di Saman, la ragazza pakistana uccisa qui in Italia dallo zio per non avere accettato un matrimonio combinato, ci mostra insomma – al di là del truce esito –  un piccolo squarcio di quello che siamo stati anche noi civilissimi occidentali in un tempo non troppo lontano.

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