La corsa all’oro del XXI secolo
Di Cesare Raviolo
Se è vero che l’investimento in oro, bene-rifugio per eccellenza, cresce soprattutto nei periodi di incertezza economica e di instabilità geopolitica, dobbiamo ritenere altrettanto vero che oggi il mondo sta vivendo la crisi globale più grave degli ultimi sessant’anni. Il prezzo dell’oro, infatti, dopo il forte aumento (+25%) dello scorso anno, ha continuato la sua corsa anche nel 2025, segnando un incremento di quasi il 47%. La settimana scorsa il metallo è stato valutato $ 3.908,90 per oncia troy di grammi 31,10, pari a circa 107 euro al grammo. La quotazione dell’oro ha preso a lievitare decisamente a partire dal 1970, in seguito all’inflazione causata dalle due crisi petrolifere (1973 e 1979) e alle tensioni geopolitiche (guerra del Kippur, scandalo Water- gate, ecc.), che generarono un’impennata tale da arrivare a superare gli 800 dollari per oncia nel 1980. L’incertezza che oggi caratterizza l’economia mondiale per i timori dovuti alle tensioni internazionali (guerra russo-ucraina, questione palestinese, ecc.) e alla ripresa dell’inflazione spingono gli operatori a cercare beni sicuri come l’oro, che tende a mantenere il suo valore anche quando gli altri asset sono soggetti ad ampie fluttuazioni. L’investimento in oro rappresenta la forma più perfetta di tesaurizzazione, che non dà un profitto immediato e la cui redditività dipende dalla differenza tra prezzo d’acquisto e prezzo di vendita, ma la crescente rarità del metallo, a fronte di una domanda costante o tendenzialmente in aumento, può favorire l’aumento delle quotazioni nel tempo. La crescita della domanda può venire anche dal calo dei tassi di interesse Usa o da politiche monetarie espansive in Europa, dalla tendenza all’accumulo strategico di oro da parte delle banche centrali e dal declino dei titoli di stato (Treasury Usa compresi), che spinge gli investitori a diversificare le loro riserve verso investimenti durevoli proprio come l’oro. Il prezzo del metallo aumenta anche a causa della crescente sfiducia degli investitori nel dollaro, alimentata dai continui attacchi di Trump alla Fed, la Banca centrale degli Usa, e dal boom degli Etf, fondi che riproducono fedelmente l’andamento dell’indice dell’oro, che ne è il sottostante; essi ad agosto hanno registrato attività per 405 miliardi di dollari (+5% su luglio). Questi fattori, secondo la Goldman Sachs, sono destinati ad alimentare la moderna “corsa all’oro” e a spingere ancora verso l’alto le quotazioni del metallo giallo, tanto che quota $ 5.000 all’oncia potrebbe non essere più un miraggio.
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