«No a una democrazia a bassa intensità»

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25 Aprile – 80° della Liberazione. L’intervento del presidente Sergio Mattarella a Genova: ha ricordato l’eccidio della Benedicta e il partigiano Bisagno che potrebbe essere beatificato

DI MARCO REZZANI

Dopo aver partecipato in mattinata insieme alle più alte cariche dello Stato alle celebrazioni per il 25 Aprile nella Capitale, nel pomeriggio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è recato a Genova dove ha tenuto un intervento ufficiale in occasione dell’80° anniversario della Liberazione. Un intervento accorato in cui ha citato anche luoghi e protagonisti della nostra terra, ricordando l’eccidio della Benedicta e il partigiano Bisagno. «Dalla Liguria – le parole di Mattarella – è venuta allora una forte lezione sulla moralità della Resistenza, sulle ragioni di fondo che si opponevano al dominio dell’uomo sull’uomo, si opponevano a un conflitto nato non per difendere la propria comunità ma come aggressione alla libertà di altri popoli». Il presidente ha quindi posto l’attenzione sullo stile che guidava l’opera dei partigiani, la fraternità in primis. «Un’esperienza che ha tratto ispirazione da una figura, quella di Aldo Gastaldi, il partigiano “Bisagno” – il ricordo del capo dello Stato – comandante della Divisione Garibaldi-Cichero, protagonista di un impegno per la Patria, la giustizia, la libertà, considerato come servizio d’amore, oltre che esercizio di responsabilità. Morto drammaticamente un mese dopo la Liberazione, Medaglia d’oro al valor militare, la Chiesa di Genova ha determinato SOTTO ESAME di dare avvio al processo canonico di beatificazione di questo Servo di Dio». Nato a Granarolo, in quel di Genova, nel 1921, Aldo Gastaldi studia economia all’università quando viene chiamato alle armi. Assegnato al 2° Reggimento Genio, percorre una rapidissima carriera: da soldato semplice a sottotenente. I drammatici eventi dell’8 settembre 1943 lo colgono a Chiavari. Dopo tale data si avvia nei monti dell’entroterra chiavarese, dove a Cichero – piccolo borgo dell’entroterra genovese – inizia la sua vita “partigiana”, diventando il Comandante Bisagno, nome tratto dall’omonimo fiume che attraversa la città di Genova. Il 9 dicembre del 2019 è stata avviata la causa di Beatificazione di Bisagno, definito “il primo partigiano d’Italia”. “Nonostante le inevitabili asprezze della guerra – ha scritto il postulatore della Causa Emilio Artiglieri – Aldo rimase profondamente coerente con i valori della sua fede cristiana, prodigandosi per il bene, materiale e morale, degli uomini che dipendevano da lui, nel rispetto delle popolazioni civili e anche dei nemici”, sottolineando come la “la Chiesa ha giudicato che fosse utile avviare questa causa per presentare la figura di Aldo come modello autentico di vita cristiana pur in un momento storico travagliato e difficile”. Il presidente Mattarella ha poi reso onore alle «tante sofferenze» e «ai caratteri originali della Resistenza ligure, solidamente collegata ai centri di Torino e di Milano e destinata, come essi, a soffrire sino in fondo la barbarie nazista e fascista». Tra queste, «le stragi della Pasqua di sangue del 1944 alla Benedicta, di Fontanafredda di Masone, all’Olivetta di Portofino, a Costa Binella di Testico, alla Foce del Centa di Albenga, a Molini di Triora, Torre Paponi di Pietrabruna ove due sacerdoti vennero arsi vivi, a Ressora di Arcola». Senza dimenticare l’esempio del partigiano “Fiodor”, (Fiodor Andrianovic Poletaev), ucciso nella battaglia di Cantalupo Ligure – altra località appartenente alla nostra diocesi – il 2 febbraio 1945. A lui, giunto dalla Russia, la Repubblica Italiana ha voluto conferire la Medaglia d’oro al valor militare e una strada di Genova reca il suo nome. Guardando a queste testimonianze – l’appello del presidente – «non possiamo arrenderci all’assenteismo dei cittadini dalla cosa pubblica, all’astensionismo degli elettori, a una democrazia a bassa intensità. Anche per rispettare i sacrifici che il nostro popolo ha dovuto sopportare per tornare a essere cittadini, titolari di diritti di libertà». «Non ci può essere pace soltanto per alcuni. – la conclusione di Mattarella – Benessere per pochi, lasciando miseria, fame, sottosviluppo, guerre, agli altri. È la grande lezione che ci ha consegnato Papa Francesco. Nella sua Fratelli tutti ci ha esortato a superare conflitti anacronistici ricordandoci che ogni generazione deve far proprie le lotte e le conquiste delle generazioni precedenti e condurle a mete ancora più alte… Non è possibile accontentarsi di quello che si è già ottenuto nel passato e fermarsi, e goderlo come se tale situazione ci facesse ignorare che molti nostri fratelli soffrono ancora situazioni di ingiustizia che ci interpellano tutti».

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