Woody Allen, meglio se piove

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Woody Allen ha compiuto 84 anni ma continua ad essere più che mai vitale firmando, con “Un giorno di pioggia a New York”, il titolo numero 50 come sceneggiatore e regista. Incredibile se si pensa a quanto questa pellicola sia giovane e moderna. Gatsby e Ashleigh, due giovani studenti universitari, hanno la possibilità di trascorrere un weekend a New York. La seconda, infatti, scrive sul giornale dell’istituto e ha ottenuto un’intervista con Roland Pollard, il suo regista preferito. Ma una serie di imprevisti fa saltare tutto il programma. Timothée Chalamet ed Elle Fanning dimostrano talento e rivelano la straordinaria capacità di Allen di far lavorare giovani attori penetrando perfettamente nella loro psicologia, nei loro sogni ma anche nelle delusioni. Gatsby (nome che è evidente omaggio a F.S. Fitzgerald) e Ashleigh colpiscono per essere personaggi di spessore i cui dettagli sono analizzati con precisione dal regista, conditi con elementi di giusto umorismo. L’introspezione concorre a portare alla luce la loro confusione interiore circa la propria identità. Il film è ovviamente un omaggio a quella New York, tra Manhattan e Central Park, dove si incrociano storie scandite da contrattempi, incontri casuali e avventure. La pioggia ha un ruolo centrale nella narrazione per Allen, infatti, New York acquista più fascino nei giorni uggiosi. Il modo di vedere la pioggia suggerisce anche le visioni di vita contrastanti di Gatsby e Ash-leigh: romantica per lui, triste per lei.

Tutto reso magistralmente dai caldi toni della fotografia firmati dall’italiano Vittorio Storaro che trasmettono l’idea di assistere a una sorta di “sogno nel sogno” mentre la vera realtà è altrove. È un piacere muoversi dentro citazioni e riferimenti a film precedenti del regista. Ecco, insomma, un film leggero, sano, divertente. Porta in scena un romanticismo intelligente e di passione. Una grande conferma per Allen; un grande insegnamento per noi sul saper ridere un po’ di più di noi stessi con ironia e senza sconti.

Matteo Coggiola

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