Vivere “per” gli altri nel nome di Cristo

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Giornata di santificazione sacerdotale alla Guardia con l’ammissione agli ordini sacri e al lettorato

TORTONA – Nella mattinata di giovedì 15 maggio presso il santuario della Madonna della Guardia si è svolta la giornata per la santificazione sacerdotale. Il vescovo Mons. Guido Marini ha presieduto la celebrazione della Santa Messa. Partendo dalle letture del giorno, ha ricordato ai sacerdoti, ai religiosi e ai fedeli presenti tre punti importanti della spiritualità sacerdotale. Innanzitutto è fondamentale custodire il rapporto con il Signore Gesù: può accadere infatti che il cuore si rivolga altrove, ma è dal Signore che arriva la chiamata ed è da Lui che si riceve la vita. In secondo luogo, la riconoscenza e la gratitudine al Signore per i doni ricevuti che per- mettono un giusto rapporto con Lui. Infine, la vita sacerdotale è una “pro-esistenza”: essa riceve senso dall’essere costituiti un dono per gli altri, come quotidianamente ogni prete apprende dalla celebrazione della Messa, quando ripropone le parole del Signore nell’ul- tima cena: “per loro”. Mons. Marini ha ricordato, infatti, che la santità non riguarda solo i ministri ordinati, ma è una vocazione per tutti: pastori, consacrati e fedeli laici. È il “naturale sbocco della vita cristiana”. «La santificazione è l’opera in noi dello Spirito di santità». È Lui che trasforma il cuore e realizza «quel capolavoro che Dio ha in mente per la vita di ciascuno di noi». Un forte richiamo è stato rivolto alla centralità di Gesù risorto e vivo. C’è il rischio, ha ammonito, di ridurlo a «un superuomo, un leader carismatico», dimenticando che è «il Figlio di Dio salvatore risorto da morte, vivo e presente in mezzo a noi». La fede non può diventare solo «un’adesione a un messaggio, pur bello, ma astratto», ma deve essere relazione viva e trasformante con Cristo. Ispirandosi al salmo “Canterò in eterno l’amore del Signore”, il vescovo ha detto che il vero rendimento di grazie è «esultante, gio- ioso», frutto di chi ha «incontrato e creduto all’amore di Dio». Quando questo amore è vivo, «lo riconosciamo in ogni fatto della nostra storia, bello o brutto che sia». E l’Eucaristia ne è la sorgente più profonda: «il fondamentale sorgivo rendimento di grazie». Riflettendo sulla lavanda dei piedi, ha ricordato che ogni ministro (e ogni cristiano) è chiamato a un’esi- stenza “per loro”. «Il senso della nostra vita è tutto dentro questo per loro. Nessuno può dire: per me». Vivere “per” è donare la propria vita, “giorno e notte, istante per istante”, perché gli altri possano incontrare il Signore. L’omelia si è conclusa con l’invocazione allo Spirito Santo perché renda i sacerdoti sempre più consapevoli del dono ricevuto e perché faccia percepire loro l’amore del Signore e la bellezza della loro identità: «l’essere per gli altri». Dopo l’omelia sono stati ammessi agli ordini sacri Giuseppe Giorgi, del Seminario diocesano e Marco Casazza della Comunità Pastorale di Voghera, candidato al diaconato permanente e istituiti lettori Andrea Iovino della Parrocchia di San Bernardino di Tortona e Vittorio Alberico della Comunità Pastorale di Casei Gerola, candidati al diaconato permanente.

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