Vi prego, niente smorfie

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di Patrizia Ferrando

Le buone maniere non sono amiche di nervosismo, tensione e ansia. Anzi, è mia convinzione (non solo mia!) che una buona conoscenza di norme, storie e “trucchetti” del vivere sociale, sostenendoci in un atteggiamento di coerenza e rispetto, ci aiuti a sentirci più tranquilli e sicuri. D’altra parte, in generale, non farsi prendere dall’agitazione garantisce un migliore impatto su chi incontriamo, tanto nel lavoro quanto nel tempo libero, in occasioni più o meno formali. Ma siamo tutti essere umani e, a volte, l’insicurezza scatena deleteri corto circuiti; a quel punto, anche il desiderio di applicare regole e regolette di bon ton, la voglia di ben figurare e il timore di non avere tutto sotto controllo, possono concorrere a un circolo vizioso. Questi inconvenienti si verificano più spesso quando si affrontano situazioni inconsuete e, se il consiglio generale resta non considerare le buone maniere un abito della festa, vediamo alcuni esempi concreti, mantenendo un pizzico di ironia e leggerezza.

Prima situazione tipo: una tavola formale. Non c’è bisogno di seguire i consigli di un “coach” dipendente da un lussuoso albergo, come fa Julia Roberts in Pretty Woman, per ricordarsi che le posate seguono le portate, quindi si usano dall’esterno verso l’interno. Quello da non fare mai, anche se purtroppo mi è capitato di riscontrarlo dal vero, è commentare l’apparecchiatura con frasi infelicissime tipo «non sono abituato», che non attirano nessuna simpatia. Una notizia rassicurante: a un desco davvero formale, il vino vi verrà versato e non proverete crisi d’identificazione del bicchiere. Inoltre, non saranno mai serviti cibi troppo difficili da mangiare e nemmeno con i quali risulta facile sporcarsi o incappare in inconvenienti. A proposito d’inconvenienti: se provate la sciagurata sensazione che qualcosa stia incastrato tra i vostri denti, che il trucco sbavi o altro, non tentate mai un controllo che si traduce in smorfie strane, tantomeno date un’occhiatina allo specchio o alla fotocamera del cellulare (altro episodio direttamente registrato). Per certe operazioni si va alla toilette, dove troverete anche uno specchio. Il terribile marchio di rossetto sul bicchiere si evita con l’accortezza di cosmetici che non macchiano troppo, come le matite o le tinte labbra, oppure tamponando la bocca con un fazzoletto di carta, sempre alla toilette o in luogo appartato, prima dell’inizio della cena. Solo alle più disinvolte consiglierei di imitare certe sofisticate donne giapponesi, che sfoggiano rossetti fiammanti ma non macchiano nemmeno un pochino il tovagliolo, perché vi nascondono dentro un sottilissimo kleenex.

patrizia.marta.ferrando@gmail.com

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