Una riforma matura
Di Silvia Malaspina
Caro il mio Esame di Stato Conclusivo del Secondo Ciclo di Istruzione, grazie all’approvazione definitiva della Camera del Decreto Legge 127 avvenuta lo scorso 28 ottobre, sei tornato a essere ufficialmente un Esame di Maturità, denominazione mai abbandonata nel sentire comune. La novità non riguarda solo la patina esterna, ma anche l’essenza: dal prossimo giugno sarai composto da due prove scritte, mentre la parte orale verterà su quattro discipline, individuate da un decreto ministeriale in gennaio, e comprenderà anche l’analisi delle competenze acquisite in educazione civica e nelle esperienze scuola-lavoro. Gli studenti, per poter conseguire il diploma, dovranno partecipare attivamente: il silenzio volontario durante il colloquio orale, come avvenuto in alcune forme di protesta durante gli esami del luglio 2025, comporterà la bocciatura. Che dire, caro Esame di maturità? È innegabile che si tratti di un ritorno al passato: dal 1969 al 1999 la tua struttura è stata pressoché identica all’attuale, con l’aggravante di allora, travestita da facilitazione, in virtù della quale il maturando doveva scegliere due tra le materie previste per l’orale, tra le quali la commissione esaminatrice poteva effettuare una sostituzione, comunicata il giorno precedente la prova. Ti devo confessare, caro Esame, che uno dei miei incubi notturni ricorrenti è stato, per lungo tempo, il cambio della seconda materia orale: non più Greco, ma Matematica, cosa che avrebbe comportato la disfatta su tutta linea. Sembra che gli studenti abbiano accolto favorevolmente questa restaurazione: da un sondaggio di Scuola.net risulta che circa il 50% dei maturandi approvi la riforma, in particolare la riduzione delle materie all’orale, che viene percepita meno stressante. Da parte del corpo docente, invece, viene espressa qualche perplessità: si teme che, dal momento in cui verranno rese note le materie oggetto dell’orale, tutte le altre passeranno progressivamente in secondo piano. Questo, considerato che la maggior parte delle facoltà universitarie resta ad accesso programmato, potrebbe causare lacune e difficoltà ai ragazzi nei test di ammissione. Quindi, caro il mio Esame, alla tua veneranda età (sei stato istituito con la Riforma Gentile nel 1923) devi cambiare pelle ancora una volta! Ti auguro che resti immutato il tuo essere percepito uno dei pochi riti di passaggio di questo nostro tempo nel quale si tende a evitare, o a edulcorare ai ragazzi tutte quelle esperienze che, anche se difficili o sofferte, rendono adulti.
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