Servono più tutele e più garanzie
Ex Ilva. Settimane cruciali per il futuro del complesso siderurgico, compresi gli stabilimenti di Novi Ligure e di Genova. Per centinaia di lavoratori e per le loro famiglie la situazione resta incerta. L’arcivescovo di Genova e il vescovo di Tortona, in un comunicato congiunto, esprimono la vicinanza della Chiesa alle comunità coinvolte, auspicando che vengano prese decisioni rapide per dare serenità agli operai. Si attende la firma dell’accordo di conversione ambientale
DI FEDERICA RICCARDI
Sono settimane cruciali per il futuro del colosso siderurgico italiano dell’ex Ilva, oggi Acciaierie d’Italia, e di migliaia di lavoratori degli stabilimenti del gruppo, compreso quello di Novi Ligure. Nel corso dell’ultimo incontro a Roma, svoltosi lunedì 7 luglio, i sindacati hanno insistito nuovamente sull’importanza di maggiori risorse che garantiscano la tutela dell’occupazione e la salvaguardia della continuità produttiva, al fine di scongiurare lo stop degli impianti. Impianti che attualmente possono contare su un solo altoforno attivo a Taranto fino all’inizio del prossimo anno, dopo l’incidente all’altoforno 1 verificatosi lo scorso maggio e le criticità riscontrate nella ripartenza dell’altoforno 2, prevista per fine anno. «Oggi assistiamo a una riduzione preoccupante della produzione di acciaio, probabilmente nel 2025 si produrranno meno di 2 milioni di tonnellate. – ha commentato Loris Scarpa, segretario nazionale della Fiom-Cgil dopo l’incontro di lunedì – È evidente che le risorse messe a disposizione nell’ultimo decreto in fase di conversione, di 200 milioni di euro, sono l’ennesimo intervento spot non sufficiente a garantire le manutenzioni degli impianti e la continuità produttiva né di raggiungere gli obiettivi della decarbonizzazione, della salvaguardia ambientale e della produzione di 6 milioni di tonnellate entro il 2026 come previsto nel piano di ripartenza». Altro tasto dolente resta quello della cassa integrazione. Per i sindacati «è necessario uscire dalla fase dall’amministrazione straordinaria passando a un’azienda a capitale pubblico o partecipata, così da garantire risorse economiche adeguate». Intanto, martedì il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha incontrato il presidente della Regione Puglia e gli enti locali per sottoscrivere l’accordo di programma interistituzionale relativo al Piano di conversione ambientale in vista della Conferenza dei servizi per il rinnovo dell’autorizzazione integrata ambientale. Le parti hanno assunto l’impegno a sottoscrivere l’accordo entro martedì 15 luglio, per avere il tempo di approfondire le due opzioni emerse nel corso del tavolo. Il primo, secondo quanto riportato dal presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, prevede la diminuzione dei tempi della decarbonizzazione da 12 a 8 anni, al fine di mantenere la strategicità dello stabilimento di Taranto. Il secondo scenario è invece legato alla nave rigassificatrice, necessaria per la realizzazione di tre forni elettrici. Nel corso dell’incontro al Mimit, inoltre, il ministro Urso ha escluso anche ogni ipotesi di nazionalizzazione dell’azienda, ricordando che «l’articolo 43 della Costituzione Italiana prescrive che si possano espropriare solo aziende che svolgono servizi pubblici essenziali o che riguardano fonti di energia, oppure in situazione di monopolio».
Il comunicato di Mons. Marco Tasca e di Mons. Guido Marini
«Si decida presto. Le produzioni, anche per la loro indiscussa qualità, hanno ancora mercato»
La Chiesa è da sempre attivamente partecipe della realtà nella quale vive e della quale condivide gioie e speranze, fatiche e sfide; per questo è sempre particolarmente attenta anche alle questioni riguardanti il mondo del lavoro, una “vocazione dell’uomo ricevuta da Dio” (Omelia del Santo Padre Francesco nella celebrazione eucaristica a Casa Santa Marta, 1º maggio 2020). Gli stabilimenti di Acciaierie d’Italia presenti a Genova e a Novi Ligure fanno parte integrante della storia industriale e sociale dei territori sui quali insistono e hanno permesso la formazione di professionalità specifiche dando lavoro a migliaia di famiglie. L’Arcidiocesi di Genova e la Diocesi di Tortona seguono quindi con molta attenzione e preoccupazione lo stato di disagio che si è andato consolidando in questi anni e che si è ulteriormente complicato nelle ultime settimane. La vicinanza e la presenza costante in questi ambienti di lavoro ci hanno permesso di capire che non sussistono motivazioni per un depotenziamento dei due siti e per un prolungamento dell’incertezza nella quale da molto tempo vivono i lavoratori. Gli impianti presenti, infatti, rimangono concorrenziali e le produzioni, anche per la loro indiscussa qualità, hanno mercato. Il dialogo con le nostre realtà lavorative ci porta a ritenere che il ridimensionamento o la divisione dei due stabilimenti comporterebbe un impoverimento incalcolabile, non solo in termini economici e di posti di lavoro, ma anche a livello sociale. La perdita di professionalità e di capacità produttiva, cresciuta in decenni di attività, minaccerebbe una vera e propria cultura del lavoro che ha prodotto risultati sociali significativi. Un atteggiamento di grande responsabilità e correttezza è stato dimostrato finora dai lavoratori nella gestione di questa crisi. Tuttavia, se la situazione dovesse aggravarsi o peggio precipitare, le tensioni sociali non potrebbero che acuirsi. Pensiamo inoltre che per sbloccare la situazione sia necessario un intervento risoluto dello Stato, affinché si possano garantire un piano industriale e un programma di riqualificazione energetica credibili e concreti. La questione delle Acciaierie d’Italia dovrebbe essere riconosciuta come “nazionale”. L’acciaio, infatti, è un settore strategico per lo sviluppo economico del nostro Paese e, in quanto tale, merita la massima attenzione a livello istituzionale. La Chiesa di Genova e quella di Tortona uniscono le loro voci, auspicando che vengano prese decisioni rapide e atte a dare serenità ai lavoratori e alle loro famiglie, garantendo così anche il futuro delle comunità coinvolte.
Mons. Marco Tasca, Arcivescovo di Genova
Mons. Guido Marini, Vescovo di Tortona