Se son magnolie fioriranno

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di Silvia Malaspina e Carolina Mangiarotti

Sabato 27 agosto abbiamo avuto il nostro royal wedding: Federica Pellegrini è salita sul blocco di partenza e, con piglio da primatista olimpica, si è tuffata nel matrimonio con il suo ex allenatore Matteo Giunta. Il tutto è stato, come da prassi, testimoniato in tempo reale sui vari social: ne è emersa una Divina emozionata, innamorata, raggiante di una nuova felicità, condivisa con le numerosissime persone assiepatesi all’esterno della chiesa di San Zaccaria a Venezia. Come avviene in tutti i matrimoni, persino in quelli “normali”, l’attenzione e i commenti si sono focalizzati sull’abito della sposa e, in particolare, sulla curiosa acconciatura scelta dall’ex campionessa: un maxi fiore in tessuto che, ai più attenti e maligni, ha evocato il pennuto fascinator indossato da Camilla Parker Bowles nel giorno del convolo con il principe Carlo d’Inghilterra. Il cerchietto con fiore della Federica nazionale ha suscitato più dibattiti della campagna elettorale in corso e, siccome in Italia, dai Guelfi e Ghibellini in poi, siamo adusi al dualismo sfrenato, i pareri delle due fazioni sono stati da subito molto rigorosi.

Noi non abbiamo costituito un’eccezione: ci siamo sbizzarrite in recensioni e in un unilaterale e personale amarcord nuziale: «A me piace molto l’abito della Pellegrini: lineare, romantico, le dona particolarmente perché mimetizza le spalle importanti da nuotatrice. Avrei evitato il fiore, non mi dice nulla, mi sembra un’aggiunta inutile. Era sufficiente il velo, molto bello, anche se, a mio gusto, troppo ricco di ricami.» «Non sono d’accordo: l’abito è troppo semplice, con quel fisico poteva osare molto di più. Invece la magnolia tra i capelli mi piace moltissimo, ha dato un twist dinamico e giovanile ad un outfit altrimenti troppo essenziale.» «Bah, sarà così, forse io sono troppo di parte: quando mi sono sposata ho scandagliato tutti i negozi di abiti da sposa della zona: mi proponevano abiti a meringa, abiti a sirena adatti a una cubista, perline, ricami, paillettes. Dopo tre mesi di ricerche vane, la nonna, stremata, mi ha accompagnato in una sartoria, dove mi hanno confezionato l’abito secondo i miei diktat: stile Impero, senza fronzoli, senza strascico, senza sberluccichii di alcun genere. Ho dovuto però cedere e corredarmi di velo, perché l’opinione degli addetti ai lavori era che, senza, avrei dato l’impressione di essere in camicia da notte.»

«Quindi chissà in quanti ti hanno criticata! Non lo saprai mai, ma era giusto che la scelta rispecchiasse i tuoi gusti. Nel caso della Pellegrini si è scomodato persino il suo wedding planner Enzo Miccio a difendere l’idea della magnolia e a rivendicare il diritto di ogni sposa a indossare ciò che la fa sentire meglio. E ha fatto bene: che parlino pure, ognuna si merita il fiore che più le piace!»

silviamalaspina@libero.it

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