Scatta la foto e scappa

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Di Ennio Chiodi

Vivo in Alto Adige, una terra che vanta alcuni tra i luoghi più fotografati e presenti nei social. Due di questi sono a poche centinaia di metri da casa mia: l’Alpe di Siusi con il Sasso Lungo e il monte Seceda con il gruppo delle Odle. Li vediamo da vicino: migliaia di turisti di tutto il mondo che giungono ogni giorno dalle città limitrofe o direttamente dagli aeroporti per compiere la loro missione: fotografare una fotografia. Sì, perché, come succede in diverse zone del nostro Paese – borghi, città d’arte, spiagge e luoghi iconici – l’obbiettivo non è una visita, un piacevole sog- giorno, qualche giorno di relax, ma è fotografare – a costo di stare a lungo in coda, arrangiandosi alla meglio – scorci già visitati da altri milioni di persone e realizzare le stesse inquadrature già viste milioni di volte, senza neppure scatenare la fantasia per nuove scelte “artistiche”. Qualche anno fa un acuto saggio di Paolo Landi ci raccontava come i picchi di post su Instagram si raggiungessero ovunque nelle ore del tramonto. Fotografare e diffondere un’immagine del sole che cala dietro una cima, una spiaggia o un campanile faceva piazza pulita di qualsiasi esternazione quotidiana. Il turista instagrammatore del tipo “scatta la foto e scappa”, viaggia all’insegna del risparmio spesso a bordo di pulmini a noleggio. Alcuni di questi sono “van” allestiti come piccoli camper che si presentano però esternamente come normali furgoni per il trasporto di merci e persone. Con tali mezzi si fermano dove è proibito il campeggio, ma non la sosta. C’è chi sta facendo molti soldi realizzando questi veicoli e chi ne sta facendo moltissimi proponendo applicazioni che suggeriscono itinerari, parcheggi gratuiti e furbesche soluzioni per muoversi al minor costo possibile. È una delle facce dell’overtourism, dell’eccesso di turismo, non sempre positivo per le località più note e per chi di turismo sano vorrebbe vivere. A parte gestori di impianti di risalita, noleggiatori d’auto e supermercati popolari, non sono molte le categorie che approfittano del fenomeno. Le popolazioni locali, i residenti abituali, subiscono disagi e costi per presenze spesso invadenti. È il prezzo da pagare – di questi tempi – per avere la fortuna di vivere in località belle e apprezzate e goderne comunque. Soluzioni vanno però studiate rapidamente: non bastano pedaggi e contingentamenti anche nei luoghi aperti, come spiagge e montagne. Tornelli e cancelli potranno solo rallentare le folle armate di smartphone. Dovrà essere il sistema turistico ad autoregolarsi per permettere a molti di godere delle bellezze del mondo senza cancellare, oltre i limiti tollerabili, la vivibilità e la serenità di quei paesi e di chi da sempre li abita.

enniochiodi [at] gmail.com

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