Santa Luisa de Marillac

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Moglie e madre sottoposta a molte prove, vedova contemplativa e attiva, insegnante e infermiera, assistente sociale e organizzatrice della Carità, tutto questo fu santa Luisa de Marillac, che la Chiesa ricorda il 15 marzo.

Nacque a Ferrieres-en-Brie, località vicino a Meux, in Francia il 12 agosto 1591, figlia naturale di Luigi de Marillac, signore di Ferrières, che morì quando lei aveva quattordici anni. A soli tre anni fu allontanata dalla dimora della famiglia e inviata in un educandato di alto livello, presso le Suore Domenicane di Poissy a Parigi dove, per dieci anni, ricevette un’ottima formazione umana, spirituale, intellettuale.

Lasciato l’educandato, entrò in un pensionato molto più modesto, dove imparò importanti lezioni di vita. Nel 1613, dopo una profonda crisi spirituale causata da una rinuncia forzata alla vita claustrale, sposò Antonio Le Gras, impiegato alla corte di Francia, da cui ebbe un figlio. Nel 1625 Luisa rimase vedova e da quel momento iniziò per lei un periodo molto buio di crisi esistenziale. A illuminarlo fu la carità, che lei intravide nella Pentecoste del 1623, e che chiamò la “luce”.

L’incontro con Vincenzo de Paul (de’ Paoli), sul finire del 1624, diede una svolta nella sua vita. Con lui fondò la Congregazione delle Figlie della Carità che, come voleva san Vincenzo, avevano «per dimora le case degli ammalati, per cella una camera d’affitto, per cappella la chiesa parrocchiale, per chiostro le vie della città, per clausura l’obbedienza, per grata il timor di Dio, per velo la santa modestia». San Vincenzo era l’uomo pratico che aveva incontrato Dio e aveva tracciato una strada; Luisa era la donna colta e raffinata che si affiancò a lui nel cammino e ne completò l’opera. Lei interiorizzò e visse intensamente il significato del duplice comandamento evangelico della carità e lo propose ad altre signore della nobiltà parigina, che condivisero con le sue esigenze spirituali e pratiche.

Luisa diventò maestra, guida, formatrice di tante intraprendenti volontarie della carità.

Pronunciò con le sue “dame” i voti di povertà, castità, obbedienza e servizio dei poveri. Aprì delle case per accogliere i bimbi abbandonati e delle scuole gratuite per le bambine povere. Morì a Parigi il 15 marzo 1660. Fu canonizzata da Pio XI l’11 marzo 1934 e nel 1960 proclamata “Patrona delle opere sociali”. Le sue spoglie riposano nella cappella della Casa Madre delle “Figlie della Carità” a Parigi.

Daniela Catalano

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