Santa Chelidonia

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Il 13 ottobre la Chiesa ricorda santa Chelidonia, religiosa, vissuta come eremita nella valle dell’Aniene.

Nacque in una nobile famiglia il 1º ottobre 1077, forse a Poggio Poponesco, poco distante da Fiamignano, in provincia di Rieti.

Il nome di battesimo originale probabilmente era Cleridonia (cioè dono della sorte), come riportato anche in un affresco del “Magister Conxolus” nel sacro speco di Subiaco, anche se si è diffuso poi il nome Chelidonia, che potrebbe derivare dal greco “Kelidonion”, nome di un’erba dai fiori gialli, usata per curare le malattie degli occhi e per estrarre i calli.

A quindici anni la giovane abbandonò la casa paterna e si trasferì nei pressi di Subiaco.

Il luogo, dove la santa si ritirò in preghiera, è noto oggi con il nome di Morra Ferogna, in ricordo del santuario della dea Feronia. Questa località laziale lungo l’Aniene, ai piedi dei monti Simbruini, era considerata una tappa importante, soprattutto per i suoi legami con la vita e l’opera di San Benedetto. Alla ricerca della vera sapienza, Chelidonia visse per quasi 52 anni in silenzio e preghiera e in solitudine sopportando coraggiosamente le a perità del clima. Abbandonò solo una volta la sua grotta per recarsi in pellegrinaggio a Roma alla tomba degli apostoli.

Tornando, a Subiaco, ricevette l’abito monastico il 10 febbraio, festa di santa Scolastica, sorella di san Benedetto, da Conone, vescovo di Palestrina.

Riprese poi la vita eremitica che non abbandonò più fino alla morte. I fedeli, attratti dalla fama delle sue virtù e dei suoi miracoli, non le fecero mancare sostegno.

Nella confessione della sua vita, scrisse: «Ho rinunciato ai beni di famiglia, nulla posseggo. Vivo accanto alla Morra, ho gli uccelli per compagni e poveri pastori al passo, vi condivido il pane. Credo nel Cristo ucciso dai potenti, risorto dai morti, fondatore della Chiesa della pace, speranza dell’umanità, in cammino verso un regno dove i ricchi e i potenti non entreranno!».

Morì il 13 ottobre 1152 e, subito dopo, dalla grotta si innalzò al cielo una colonna luminosa che fu vista da molti testimoni tra cui papa Eugenio III, che si trovava a Segni e che innalzò la donna agli onori degli altari. Il corpo della santa fu sepolto nella chiesa di S. Scolastica. Nove anni dopo, però, le spoglie furono riportate alla grotta, dove fu edificato un monastero e una cappella.

Nel 1578, il corpo della santa fu definitivamente trasferito nella chiesa di santa Scolastica.

Il 21 ottobre 1695 fu proclamata patrona di Subiaco.

Daniela Catalano

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