San Versiglia ucciso per aver difeso la dignità delle donne

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In occasione della festa diocesana il 25 febbraio a Novi Ligure, riflettiamo sul suo martirio e su quello di san Callisto Caravario, vittime della violenza contro i cristiani

TORTONA – Il 25 febbraio ricorre il 94° anniversario del martirio dei santi Luigi Versiglia e Callisto Caravario, missionari salesiani martirizzati in Cina. La festa diocesana di San Luigi Versiglia, nato a Oliva Gessi nel 1873, che ogni anno, come tradizione a partire dal 2001, è celebrata in una parrocchia diversa della diocesi, questa volta si terrà a Novi Ligure domenica 25 febbraio alle ore 16 nella chiesa Collegiata, dove il vescovo Mons. Guido Marini presiederà la celebrazione eucaristica.

San Versiglia, formatosi all’Oratorio di don Bosco, e partito nel 1906 per Macao, a capo della prima spedizione missionaria salesiana in Cina, viene consacrato vescovo di Shiuchou nel 1921. Egli spende quasi 25 anni della sua vita in Cina, in un’attività missionaria a cui dedica tutte le sue energie. La Cina in cui vive è angustiata da guerre civili, miseria ed epidemie. In cui l’odio per gli europei, chiamati “diavoli bianchi”, è molto forte ed è alimentato dalla propaganda bolscevica che aizza il popolo contro l’imperialismo occidentale e le religioni, ponendo un considerevole ostacolo all’evangelizzazione del Paese.

Nonostante le enormi difficoltà e le dure condizioni di vita, in un mondo così lontano e diverso dal nostro, tuttavia, il santo olivese, grazie a zelo apostolico, intelligenza e spirito di sacrificio non comuni, costruisce residenze missionarie, orfanotrofi, scuole, ospedali, ricoveri per anziani. Il suo è un instancabile lavoro, volto a salvare anime e ad aiutare giovani, orfani, poveri, abbandonati, lebbrosi e appestati.

Compie frequenti e lunghe visite apostoliche nelle varie residenze cristiane per far sentire la propria vicinanza sia ai confratelli sia ai cristiani. Ed è proprio in occasione di una visita pastorale che il Signore gli concede la grazia del martirio.

Il 25 febbraio 1930, in una zona infestata da guerriglieri bolscevichi e pirati, la barca sulla quale viaggia il vescovo, insieme al giovane don Callisto Caravario, due maestri e tre ragazze allieve dell’istituto “Don Bosco”, viene assaltata. I banditi chiedono cinquecento dollari come lasciapassare, insultano la religione e minacciano di morte i passeggeri. Quando si accorgono delle tre ragazze a bordo (nella foto), decidono di rapirle, ma Versiglia e Caravario si oppongono con tutte le loro forze, tra le percosse dei briganti. Sopraffatti, sono condotti in un bosco vicino e lì fucilati. I due missionari sono, dunque, vittime dell’odio contro la religione cattolica e difensori della fedeltà al valore della purezza.

Ogni giorno la cronaca registra episodi di molestie e violenza inaudita sulle donne, nell’ambiente domestico, nella società e nei conflitti bellici. Lo stupro di guerra è un bottino bellico e una vera e propria arma usata per annientare il nemico. Vediamo le donne diventare bersagli strategici da colpire per terrorizzare i civili. In questo contesto, i santi Versiglia e Caravario, con il loro atto eroico in difesa della purezza delle tre ragazze affidate alla loro responsabilità, possono rappresentare un modello esemplare di sacrificio e altruismo a difesa delle donne, una fonte di ispirazione per tutti gli uomini, tanto che li possiamo assurgere al ruolo di paladini della dignità femminile.

Auspichiamo che san Luigi e san Callisto, in virtù di questo innegabile legame tra la loro figura luminosa e la difesa della dignità della donna fino al martirio, siano presto riconosciuti proprio come protettori della difesa della dignità delle donne.

Gianna Bruni

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