San Luigi Versiglia: 100 anni fa il secondo ritorno in Italia

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Nacque a Oliva Gessi il 5 giugno 1873. Nel 149° anniversario della nascita, domenica 5 giugno, alle ore 21.15, dalla sua casa natale partirà la processione con la statua del santo verso la chiesa parrocchiale del paese, dove don Claudio Baldi, parroco della cattedrale di Tortona, presiederà la Liturgia della Parola seguita dalla riflessione e dalla benedizione finale

di Giovanna Bruni

Cento anni fa un uomo destinato a diventare santo camminava per le strade del suo paese natale per l’ultima volta: era Mons. Luigi Versiglia.

Nacque il 5 giugno 1873 a Oliva Gessi e fu missionario salesiano in Cina dal 1906 al 1930, quando venne ucciso insieme al confratello don Callisto Caravario per mano di pirati bolscevichi, diventando protomartire salesiano. Nell’arco di questi lunghi anni Versiglia tornò in Italia soltanto due volte, nel 1916 e nel 1922. Il secondo e ultimo ritorno a casa, che avvenne appunto cento anni fa, fu principalmente motivato dalla partecipazione al Capitolo Generale dei Salesiani per l’elezione del Rettor Maggiore, ritorno documentato da diversi articoli pubblicati in quell’anno su Il Popolo e sul Bollettino Salesiano, che rimase ben impresso nel cuore e nella memoria di tanti abitanti di Oliva Gessi e di Torricella, paese confinante con Oliva, in cui si era trasferita la famiglia.

In Italia Mons. Versiglia arrivò nel febbraio 1922 e ripartì per la Cina nel gennaio del 1923, dopo essere stato anche in altri Paesi d’Europa.

A Oliva Gessi e a Torricella, fu accolto con solennità e grande commozione di tutti. Don Pino Mazza, parroco di Oliva dal 2001 al 2010, che da giovane seminarista trascorse lunghi periodi accanto all’allora parroco di Oliva Gessi, don Olderico Guerra, scrisse a tal proposito: “Una folla immensa lo andò a ricevere giù alla valle di Torricella, alla strada Romea, mentre le campane delle chiese vicine suonavano a festa. Ci fu un grande abbraccio tra il prevosto don Olderico Guerra e Mons. Versiglia, tra le lacrime di commozione e scroscianti battimani. Una bellissima barba nera, la barba più bella mai vista al mondo, ammantava il luminosissimo volto del missionario Vescovo ponendo in evidenza i grandi occhi lucenti come stelle, donando al maestoso portamento della persona, alta e distinta, le sembianze d’una mitica divinità dell’antica Grecia. Una lunga processione si snodò fra canti e preghiere fino alla chiesa parrocchiale (dedicata al Santo che divise il suo mantello con il poverello intirizzito dal freddo), dove venne celebrato un solenne Pontificale. Terminate le funzioni religiose, ci fu, in canonica, un allegro e cordiale ricevimento fra tintinnii di bicchieri e profumatissimo vino moscato. Appena i rituali si acquietarono, Mons. Versiglia disse al suo carissimo prevosto: “Sai, don Olderico, ti ho portato un regalo da Shiu-chow, guarda”. E, manovrando delicatamente una custodia di finissima seta cinese, estrasse una magnifica pipa. Gli occhi di don Guerra si imperlarono di lacrime di commozione! Quella pipa rimase per tanti anni sullo scrittoio, ben in vista, come oggetto sacro a ricordo del Vescovo missionario.”

Nell’anno 2002, a ricordo della solenne processione, la famiglia Adamini (di Torricella Verzate) ha voluto onorare la memoria di san Luigi Versiglia con la costruzione di un’edicola votiva, proprio nel luogo dove avvenne l’incontro, al confine dei due paesi. All’interno del tempietto si trovano una targa bronzea che ricorda l’accoglienza a lui tributata dalla sua gente nel 1922 e un dipinto di Marina Fariseo che raffigura le colline dove il santo trascorse la sua infanzia. In questo luogo, il 19 marzo scorso gli Olivesi, guidati dal parroco don Luca Ghiacci e dalla giunta comunale, hanno commemorato la processione con la presenza del nostro vescovo, Mons. Guido Marini.

A Oliva Gessi, Versiglia predicò il triduo di san Giuseppe, come riportato nel Registro delle adunanze del Circolo Giovanile di San Giuseppe.

Su Il Popolo del 30 aprile 1922 leggiamo che Mons. Versiglia fu a Stradella per le celebrazioni della Pasqua. “La Pasqua di quest’anno ha segnato nel popolo stradellino un vero trionfo di fede ed un notevole risveglio religioso. Ad accrescere la solennità del giorno intervenne S.E. Mons. Versiglia, Vescovo titolare di Caristo e Vicario Apostolico di Shiu-chow in Cina, il quale fu accolto entusiasticamente la sera del Sabato Santo nella nostra cittadina da una folla numerosa, che in breve si assiepò attorno allo zelante Prelato, gremendo la nostra Chiesa. […] Mons. Vescovo tenne una interessante conferenza, illustrando i costumi dei Cinesi e le loro condizioni attuali etnografiche, commerciali, sociali e superstiziose, in rapporto anche alla civiltà europea. Il popolo seguì attentamente la parola facile e popolare dello zelante Vescovo e mostrò vivo desiderio di riudirlo nuovamente. Nella sera stessa l’illustre Vescovo ben volentieri si prestò tenendo un’altra conferenza sullo stesso argomento rendendola più interessante perché colle proiezioni. Durante le Sacre Funzioni e le Conferenze vennero raccolte offerte per la Missione di Shiu-chow ed anche qui il nostro popolo senza distinzione si mostrò generoso dando volentieri l’obolo della carità. La somma raccolta raggiunge L. 900. La grandiosa festa, si chiuse al mattino di Lunedì con la celebrazione della S. Messa di S.E. dopo la quale lasciò la nostra città soddisfatto, ma quasi dolente di non rimanere più a lungo in mezzo ad un popolo che gli fu così prodigo di omaggi e di attestati profondi di stima e d’affetto. Promise di ricordarsi nelle sue preghiere degli Stradellini e di imporre il nome dei Santi Titolari Nabore e Felice e di Maria Assunta ai due primi bambini ed alla prima bambina Cinesi, che avrebbe battezzato, istruendoli poi nell’amore a Dio e al prossimo.”

Nel 1922 cadevano diverse importanti ricorrenze del mondo salesiano: i 300 anni dalla morte di san Francesco di Sales, il cinquantenario dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, il 60° anno di sacerdozio del cardinal Cagliero e di don Giovanni Battista Francesia. Nel suo soggiorno in Piemonte, Mons. Versiglia, in qualità di rappresentante dei Missionari Salesiani, si trovò piacevolmente coinvolto nei programmi stilati in ogni sede salesiana. Si succedette ai vari vescovi nel celebrare le Sante Messe, a pontificare alle Messe solenni e ai vespri. Egli seppe anche sfruttare al meglio la sua presenza tenendo seminari sulle Missioni Salesiane in Cina con l’ausilio di proiezioni luminose fisse. All’oratorio di Torino Valdocco tenne addirittura una conferenza al cospetto di alcune Altezze Reali, in un teatro gremito di persone.

Nelle sue esposizioni, Mons. Versiglia illustrava l’opera missionaria a Macao, nella regione dell’Heung-shan e nel Vicariato di Shiu-chow, sottolineandone le fatiche. Raccontava delle idolatrie del popolo cinese, del suo stato culturale e commerciale, dei bambini che venivano abbandonati o venduti, degli opifici e dei riti nuziali. Narrava delle visite al lazzaretto dei colerosi e all’isola dove erano segregati i lebbrosi, delle visite pastorali compiute in condizioni di estremo disagio e di grandi difficoltà e pericoli di ogni genere, tra i quali quello della pirateria. E metteva in luce le soddisfazioni che compensavano così tante tribolazioni, le conversioni ottenute, la generosità dei neofiti, i laboratori d’arti e mestieri, e l’aiuto provvidenziale di Maria Ausiliatrice, fondamentale per l’opera missionaria.

Versiglia faceva appello alla carità dei presenti, mettendo in risalto gli impellenti bisogni della Missione ed esponendo il suo programma in cui spiccava il proposito di educare sacerdoti e suore indigeni, figure che riteneva indispensabili per l’evangelizzazione del Paese.

Prima di tornare in Cina, scrisse una lettera di ringraziamento verso tutti coloro che lo avevano accolto e gli avevano lasciato offerte per la Missione. Questa lettera, pubblicata nel numero del marzo 1923 del Bollettino Salesiano, è ricca di simpatici aneddoti che rivelano, da un lato, le sue doti di oratore empatico e persuasivo e, dall’altro, lo slancio e la grande generosità delle persone che ebbero modo di ascoltarlo. Mons. Versiglia si disse particolarmente toccato dalla generosità dei più poveri e dei bambini. “Di solito chi è in strettezze ha l’animo più disposto a comprendere le necessità altrui.”

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