San Berardo patrono della Marsica

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Di Daniela Catalano

Questa settimana conosciamo san Berardo, patrono della Marsica, la zona abruzzese al confine con il Lazio, che la Chiesa ricorda il 3 novembre. Nasce nel 1079 a Colli di Monte Bove, in provincia dell’Aquila, dalla famiglia dei conti Berardi. La madre lo indirizza fin da piccolo alla vita ecclesiastica ed è affidato alle cure del vescovo che gli conferisce la tonsura e gli Ordini Minori. A 17 anni Berardo è inviato a studiare presso l’abbazia di Montecassino dove rimane per sei anni, apprendendo la grammatica e la lingua latina. Nel 1102, tramite una Lettera Apostolica, è chiamato a Roma da Papa Pasquale II che, dopo pochi giorni, lo nomina suddiacono e poi delegato pontificio, con il titolo di conte, affidandogli il governo della Campania. Nel 1108 l’antipapa Pietro Colonna occupa militarmente parte della provincia e, giunto nella città di Palestrina, imprigiona Berardo nella fortezza di Castel San Pietro Romano. Liberato dai parenti, il delegato è accolto a Roma dal Papa che nel 1109, essendo nel frattempo resasi vacante la sede vescovile dei Marsi, lo nomina vescovo a soli 30 anni. Nella diocesi ricompone la concordia dopo lo scisma del suo predecessore e si adopera per correggere gli abusi e i vizi, comportandosi in modo ammirevole. Ostacolato e combattuto da diversi avversari, viene scacciato dalla sua sede ed è inviato come legato in Sardegna. Richiamato, poi, nella sua diocesi, Berardo continua la sua missione con impegno, aiutando i poveri, estirpando la simonia e riformando il clero con la predicazione. Il 29 agosto del 1130 celebra la sua ultima Messa e durante l’omelia predice la sua morte. A settembre si ammala gravemente e muore il 3 di novembre all’età di 51 anni. È sepolto a San Benedetto dei Marsi. In seguito il corpo è traslato nella cattedrale di Pescina, dove si trova tuttora. Lo scrittore Ignazio Silone, originario della città, cita Berardo nei suoi romanzi Fontamara e Vino e pane e si fa tumulare sotto il campanile della chiesa di San Berardo, distrutta dal terremoto del 1915. Secondo gli storici, sarebbe il prozio di santa Rosalia, figlia di un nipote del santo.

cadarita [at] yahoo.it

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