Per 1 euro in più
Di Ennio Chiodi
L’abbiamo scampata bella, ma grazie alla determinata battaglia dell’opposizione e alle divisioni interne alla maggioranza, il minacciato aumento dei pedaggi autostradali è saltato. Non se ne parla più. Avremmo speso la consistente cifra di 1 euro in più ogni mille chilometri, come fare suppergiù cinque volte Voghera-Genova andata e ritorno. Adesso quel- l’euro potremo investirlo, ad esempio, in una colazione in Autogrill: un goccio di caffè (fino a 1 euro e 60 l’espresso); un po’ d’ acqua minerale (2,90 euro per la bottiglia da 0,75); un tocco di pane o di focaccia (fino a 12 euro se farcita). I prezzi elevati, si sostiene, sono giustificati anche da difficoltà logistiche, ma un autogrill sull’autostrada non è un rifugio in alta montagna. Ben rifocillati potremo riprendere il viaggio tra un cantiere e l’altro, tra un tir e una cisterna, saltabeccando tra una corsia chiusa e un senso unico alternato. L’acqua minerale, costosa, ma uscita fresca dai frigoriferi – quando funzionano – diventa ben presto calda alla stretta di Busalla. Ora più, ora meno, il mare prima o poi lo raggiungiamo. L’euro in più ogni mille chilometri sarebbe stato destinato all’Anas per interventi di sicurezza e manutenzione su tutta la rete stradale. Adesso aziende e concessionari dovranno far saltar fuori quei fondi dai consueti bilanci, intervenendo su altre voci, compresi stipendi, compensi, dividendi, consulenze e voci correlate. L’aumento, benché “infinitesimale”, suona male – di questi tempi – ma sarebbe legittimo attendersi altrettanta determinazione su ben altro: sprechi, ritardi, clientele e regalie varie. Sui mali atavici della politica italiana è difficile prendere nette posizioni: le responsabilità nel corso degli anni si sono alternate e oggi non è scontato rinfacciarsele reciprocamente o prenderne le distanze. La coerenza e il coraggio delle decisioni latitano e devono fare i conti con ideologie e opportunismi. Fondamentali infrastrutture pubbliche procedono con ritmi non compatibili con lo sviluppo di un Paese moderno e civile o restano incompiute. Al Sud come al Nord. Non serve andare molto lontano. “Sissa Trecasali” si trova tra Parma e Cremona. Il casello è il primo e l’ultimo del tratto iniziale della “TI-Bre”, che sta per Tirreno-Brennero. Dovrebbe collegare la A15 della Cisa con la A22 del Brennero. Si raggiunge dopo 10 chilometri di 4 corsie praticamente deserte. All’uscita il nulla: prati e campagna. Non ci sono fondi, non ci sono forse mai stati e non ci saranno probabilmente mai. La Ti-Bre resterà l’autostrada più corta e più inutile d’Italia. “Il casello di Sissa – recita un comunicato – è da oggi aperto e utilizzabile da chiunque”. Per farne cosa e per andare dove resta da stabilire.
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