Occhi che hanno visto Maria

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di Arianna Ferrari e Andrea Rovati

LEI

È da poco trascorsa la festa della B.M.V. di Fatima e penso al nostro viaggio in Portogallo. Non ero convinta della meta ma spesso le vacanze più belle sono quelle in cui non si hanno aspettative. Il viaggio non aveva un programma preciso. Abbiamo prenotato il volo, 2 notti in hotel e auto; poi avremmo deciso dove andare e cosa vedere. Fatima ad esempio non rientrava nelle tappe predefinite. Per caso lungo una strada incrociamo la deviazione per Fatima: decidiamo di imboccarla. Arrivati io resto un po’ delusa. Una serie di case simil popolari a sinistra, campi brulli e arsi a destra e un parcheggio libero lungo la via. Penso che sia brutto e non sembra nemmeno di essere in uno dei santuari mariani più importanti della storia. Entriamo e quel senso di desolazione mi fa guardare in giro un po’ attonita e smarrita. Visitiamo la chiesa, restiamo sotto l’albero dove apparve la Madonna e guardiamo (io impressionata) questi forni giganti in cui si possono bruciare ceri a forma di organo… cuori, fegati, polmoni. Abbastanza shoccante direi. Poi ci avviamo al bookshop. Dico ad Andrea che non mi è piaciuto e non ho percepito nulla di sacro. Quindi mi soffermo a curiosare tra le cartoline e i miei occhi incrociano quelli dei tre pastorelli. Il loro sguardo mi colpisce come una lama. Austero e quasi sfidante, lo sguardo di coloro che sanno di essere nella verità di Maria e nulla temono. Da quegli occhi ho capito la potenza di fede di Fatima e resterà una delle esperienze più forti della mia vita.

arifer.77@libero.it

LUI

Arriviamo a Fatima in una mattina grigia e piovosa. La memoria corre ai film che narrano gli eventi che qui si sono verificati il 13 maggio, giorno della prima apparizione della Vergine: l’atmosfera primaverile, una campagna rigogliosa e verde, colori brillanti. Sarà che è marzo, sarà il clima uggioso, ma quello che si presenta davanti a noi ha ben poco di bello: una pianura brulla, brutti palazzoni, il cielo plumbeo. E non ci aiuta molto la visita al nuovo santuario, che non sembra nemmeno una chiesa come d’altronde non sembra una chiesa nemmeno quello di San Giovanni Rotondo progettato da Renzo Piano; andiamo a Messa al vecchio santuario, e in quella chiesa che sembra una chiesa le cose vanno un po’ meglio, proprio come era andata da Padre Pio. Però non nascondiamocelo: siamo un po’ delusi. Prima di andarcene facciamo un giro in un negozio di souvenir e ci imbattiamo nel poster di una delle più famose foto dei tre pastorelli: Lucia, Francisco e Giacinta, agghindati in abiti tradizionali, guardano dritti nell’obiettivo. Rimaniamo scioccati da quegli occhi, occhi di poveri bambini di un luogo ai confini del mondo eppure occhi che trafiggono letteralmente l’obiettivo e ci trapassano da parte a parte, occhi che si affacciano su un mondo in fiamme e che sta entrando nell’epoca drammatica della guerra e dell’apostasia, eppure quegli occhi sono più forti di ogni cosa perché hanno visto Maria. Ora quei bambini “sanno” che ciò che ha detto suo Figlio è vero: «Io ho vinto il mondo».

andrea.rovati.broni@gmail.com

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