Silvia Malaspina

Non c’è più rispetto

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di Silvia Malaspina

«Non c’è più rispetto, neanche tra di noi» cantava Zucchero e mi pare che questo verso cada a pennello sulla vicenda della giornalista Greta Beccaglia che, mentre svolgeva il proprio incarico di inviata a seguire la partita Empoli-Fiorentina, è stata oggetto di una molesta attenzione tattile da parte di un tifoso, evidentemente attratto dalle rotondità non solo del pallone.

Sull’episodio, tanto più grave perché verificatosi domenica 30 novembre, quando i calciatori sono scesi in campo con un segno rosso sul viso, simbolo della Giornata contro la violenza sulle donne, sono stati versati fiumi di inchiostro, innumerevoli attestati di solidarietà sono giunti alla giornalista e moltissime sono state le condanne delle troglodite avances.

L’accaduto è indubbiamente vergognoso e non deve essere considerato al pari di una goliardata, poiché è sintomo di un diffuso, malsano atteggiamento nei confronti delle donne, ma sono rimasta sconcertata nel constatare come molti abbiano equiparato questo riprovevole gesto alla violenza sessuale. Mi pare lapalissiano che uno schiaffo sul lato b non sia omologabile a uno stupro e ritengo che perseguire questo paragone sia irrispettoso nei confronti delle vittime di violenza carnale.

Sono indignata per quanto occorso alla giornalista, tuttavia sto maturando la convinzione che nella nostra società ogni gesto, ogni parola, quasi ogni pensiero vengano rivestiti di significati estremisti, che spesso travalicano le intenzioni di chi se ne fa portatore: se usiamo alcuni termini, ormai di accezione comune, relativi all’orientamento sessuale, siamo tacciati di omofobia; se alludiamo al colore della pelle senza giri di parole, siamo accusati di razzismo; se utilizziamo i pronomi personali siamo desueti e fautori della disparità di genere; abbiamo addirittura rischiato di dover trovare qualche nomignolo per chi si chiama Maria o Giovanni, al fine di non offendere chi professa una religione diversa dalla nostra!

Mi trovo pertanto in accordo con quanto ha affermato il giornalista Roberto Parodi in un suo post, per il quale, nemmeno a dirlo, è stato attaccato e tacciato di antifemminismo: il rispetto e la solidarietà nei confronti della signora Beccaglia sono sacrosanti, ma nessuno si è soffermato a pensare quali implicazioni potrà avere il linciaggio mediatico riversato su colui che ha compiuto questo reato di molestia sessuale: ne risponderà in sede giudiziale e ciò dovrebbe costituire il punto fermo di questa brutta vicenda, che rischia di trascinarsi tra sterili polemiche e recriminazioni di bassa lega.

La caccia alle streghe non produce buoni frutti: non saranno le piccate dichiarazioni dei soliti noti e le fantasiose proposte di applicare una sorta di “legge del taglione” ad accrescere il rispetto nei confronti di una professionista che è anche una bella ragazza, ma la consapevolezza di dover cambiare la nostra prospettiva.

silviamalaspina@libero.it

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