Natale senza regali…

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«Natale senza regali non è Natale!» sentenziava Jo March nell’incipit di “Piccole donne”: le carenze del Natale descritto da Louisa May Alcott erano causate dalla Guerra di Secessione Americana; quelle che ci troviamo ad affrontare in questo Natale sono causate da una guerra altrettanto dura contro un subdolo nemico invisibile. «Natale senza regali non è Natale!» devono aver pensato le persone che nel fine settimana del 12 e 13 dicembre si sono riversate in massa nelle vie dello shopping delle nostre città, riaccendendo i timori di un aumento dei contagi e a-prendo la via alle norme restrittive che caratterizzano queste festività. La ragazza, provvidenzialmente agli arresti domiciliari a causa di una tripletta di massicce interrogazioni spalmate tra il lunedì e il martedì successivi al week end, nel vedere le immagini dello shopping sfrenato, si è lanciata nella polemica: «Guarda! Sono tutti in giro! Molti miei compagni sono andati a Milano a fare compere e io bloccata sui libri! Domenica prossima andiamo anche noi, mi accompagni, vero? Non vorrai che prenda il treno: c’è il virus!». L’obiezione automatica sarebbe sottolineare che il virus non è limitato ai mezzi di trasporto pubblici e che è felicissimo di circolare tra vetrine sbarluccicanti, ma propendo per un approccio ragionevole: «Non vedi che file c’erano fuori dai negozi? Se volessi comprare qualche regalo non riusciresti nemmeno ad entrare, è un rischio inutile. Io sono contraria. Se proprio desideri andare, accordati con le tue amiche: non posso certo legarti alla sedia per tenerti a casa, ma io non vengo. Al di là del pericolo del contagio, non ho più l’età per affrontare una domenica pre-natalizia in centro a Milano». La settimana trascorre tranquilla: da qualche larvata allusione capisco che è partita la campagna del reclutamento delle shopping addicted per la trasferta, ma evito di chiedere delucidazioni, serbando in canna il colpo del diniego finale. Ed ecco un inaspettato risvolto: «Non andiamo a Milano. È troppo pericoloso per la salute di A., quindi, per solidarietà non andiamo nemmeno noi. Abbiamo deciso di non farci regali: con quello che avremmo speso, aderiamo all’iniziativa benefica promossa dalla scuola. Ci vediamo sabato pomeriggio per farci gli auguri e bere una cioccolata insieme». Sono estasiata da questa saggia decisione! La fanciulla rientra dall’incontro con le compagne carica come una sveglia: «Che bello! Finalmente abbiamo chiacchierato non attraverso uno schermo! Dovevi vedere la via Emilia: c’era tutto il liceo: ho incontrato gente che non vedevo da mesi. Meno male che non siamo andate a Milano!». E se il regalo di questo Natale fosse riscoprire la gioia di compiere azioni che fino a pochi mesi fa davamo per scontate?

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