«Le mie priorità sono i bisognosi, i giovani, l’occupazione»

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Pier Luigi Rognoni da giovedì scorso è il presidente della Fondazione CR Tortona. Un «privilegio e una responsabilità» – ammette. E poi aggiunge di essere soltanto «un primo tra pari». Che ama la sua comunità e crede nel «lavoro di squadra»

Pier Luigi Rognoni da giovedì scorso è il nuovo presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona. È stato eletto dal Consiglio di Amministrazione composto da Claudia Balduzzi (vice presidente), Valter Chiappini, Paolo Troiano ed Enrico Zani.

Presidente, della sua nomina in città si parlava già da settimane. Come è maturata la decisione all’interno del Consiglio di amministrazione?

«È doveroso ringraziare i colleghi del Consiglio di amministrazione per la fiducia che mi hanno accordato. Come ho ricordato loro dopo la nomina, uno dei punti di forza della Fondazione è sempre stata la collegialità, la partecipazione di tutto il Consiglio e dell’Organo di indirizzo alle decisioni più importanti e alla programmazione dell’attività dell’Ente.
Questo principio non potrà che animare il mio mandato.
L’impossibilità per alcuni Consiglieri uscenti di essere ricandidati ha determinato un rinnovamento importante in seno all’organo direttivo.
La scelta è ricaduta sul mio nome per la passata esperienza alla carica di Vice Presidente della Fondazione. Sono semplicemente un “primo tra pari”».

Questo incarico, seppur gravoso, può essere per lei una straordinaria occasione per mettere in campo idee e progetti a servizio della comunità: quali sono le cose più urgenti da fare?

«Da membro della comunità tortonese, prima, e, successivamente, da amministratore della Fondazione, ho imparato ad apprezzare il ruolo fondamentale del nostro Ente a favore del territorio. Essere chiamati ad amministrare un patrimonio così rilevante è un privilegio e una grande responsabilità. I bisogni della comunità sono molti e sono cresciuti o si sono modificati a causa della pandemia. La Fondazione non può ovviamente farsi carico da sola di criticità di dimensioni tali da giustificare interventi governativi.
Penso che le priorità siano rappresentate dal settore dell’assistenza ai più bisognosi, dal mantenimento della coesione sociale, dall’occupazione e formazione giovanile, dal far ripartire il prezioso tessuto delle Associazioni di volontariato, dal supporto alle scuole, dal cogliere le opportunità di promozione qualificata e coordinata del territorio. Ma ci vuole un lavoro di squadra tra Fondazione, Comune, Diocesi e Associazioni di Volontariato».

Lei conosce bene come funziona la macchina della Fondazione: c’è qualcosa che va cambiato? Ci sono criticità da superare? Problemi da risolvere?

«Il funzionamento di una Fondazione di origine bancaria e la sua organizzazione sono stabilite dalla legge. Il tempo è stato finora giudice di come le scelte operate nei venti anni successivi alla cessione della partecipazione bancaria siano state premianti. Oggi la nostra Fondazione è addirittura ricompresa dall’Associazione tra le Fondazione bancarie italiane tra gli Enti di dimensione medio-grande, con un rapporto molto virtuoso tra costi di gestione e patrimonio. Questo risultato è stato conseguito mettendosi continuamente in discussione, sapendo che ogni giorno qualcuno ha fatto meglio di te e cercando di migliorare la gestione del patrimonio mobiliare della Fondazione, vero motore dell’attività presente e del futuro dell’Ente. Nessuno in Fondazione si è mai seduto sugli allori».

Parliamo di numeri: il bilancio della Fondazione, che è stato appena approvato, evidenzia un utile di oltre 2 milioni di euro e il vostro patrimonio è aumentato di 1,1 milioni di euro. La Fondazione non ha risentito della crisi economica causata dalla pandemia?

«La gestione del patrimonio della Fondazione è l’aspetto più importante per garantire il supporto alla nostra comunità. La Fondazione non ha “rendite di posizione”, il primo giorno dell’anno si parte da zero e si ragiona, con il supporto di alcuni tra i migliori professionisti della gestione patrimoniale, su come soddisfare l’esigenza di ottenere nel corso dell’esercizio un rendimento apprezzabile dagli investimenti e l’esigenza di preservare il valore di questo capitale per le generazioni future. Due esigenze simili, ma con orizzonti temporali diversi e difficili da coniugare. Un compito più arduo di quanto possa apparire all’esterno, il resto, lo sappiamo tutti, lo fanno i mercati.
Nel corso del mese di marzo ed aprile dello scorso anno la Fondazione ha risentito pesantemente della crisi (meglio del repentino crollo) dei mercati finanziari mondiali. Il Consiglio ha saputo con esperienza mantenere la calma, aspettare che passasse la tempesta ed al 31 dicembre la Fondazione è stata premiata con un risultato sicuramente inaspettato per come si erano deteriorati i mercati nella prima parte dell’anno».

È indubbio che in questo momento le Fondazioni come la vostra sono le sole (o quasi) fonti di finanziamento per molti interventi e iniziative nella lotta al virus. In tal senso, quali sono gli investimenti più importanti?

«La Fondazione ha cercato di rispondere con prontezza e in maniera concreta all’emergenza dei mesi di marzo ed aprile del 2020, mettendo in campo oltre 250.000 Euro. Credo che la comunità abbia avvertito la presenza della Fondazione. Da ora in avanti, grazie alla campagna di vaccinazione, spero si possa parlare in termini di supporto della Fondazione alla ripartenza e non di lotta al virus».

La Pinacoteca “il Divisionismo” è il fiore all’occhiello della Fondazione C.R. Tortona. Progetti per il futuro?

«La Pinacoteca è prima di tutto un fiore all’occhiello per la città, non solo per la Fondazione. Non è uno specchio in cui guardarsi e compiacersi, ma un progetto che parte da lontano, un patrimonio di storia e cultura di cui oggi tutti cominciano ad apprezzare le potenzialità. Nel vivace dibattito sulle strategie di promozione del territorio, di cui il vostro giornale ha rappresentato una voce qualificata e interessante, la Pinacoteca è sempre stata citata come uno straordinario biglietto da visita, un punto fermo da cui partire. Per questo risultato si è lavorato per anni, venti per l’esattezza. E la città li festeggerà nel migliore dei modi. Diciotto capolavori della collezione saranno ospiti da fine novembre 2021 fino al marzo 2022 presso la Galleria d’Arte Moderna di Milano e si confronteranno con altrettanti capolavori della più importante collezione di dipinti dell’Ottocento in Italia. Una grande soddisfazione, un momento di eccezionale visibilità per il Tortonese, un traguardo, fino a pochi anni fa, impensabile da raggiungere».

Matteo Colombo

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