La scuola fucina di bullismo
Di Ennio Bianchi
Se ne accorgono solo genitori che seguono i figli da molto vicino e insegnanti responsabili e capaci di cogliere anomalie nei comportamenti e nei sentimenti dei ragazzi che sono chiamati a seguire. Non è frequente, purtroppo, di questi tempi. La maggior parte degli adolescenti che subiscono bullismo se la deve cavare da sola, trovando in se stessa la forza di reagire a una forma di violenza subdola e vigliacca che rende pesanti le ore, i giorni, gli anni della scuola e rischia di lasciare segni indelebili nello sviluppo del carattere e della personalità. Il recente rapporto dell’Istat – l’Istituto Nazionale di Statistica – su bullismo e cyberbullismo (quello consumato via internet e in particolare via social) è particolarmente inquietante: proprio la scuola rappresenta il principale teatro di episodi di violenza che interes- sano, sotto varie forme, 6 studenti su 10. I ragazzi sono più colpiti delle ragazze, al Nord più che al Centro e al Sud. Ai bulli e alle bulle non manca la fantasia per infierire su chi è più debole o attraversa un momento di difficoltà. Prese in giro ripetute, soprannomi ficcanti, offese e dispetti, allusioni a difetti fisici o a presunte inclinazioni sessuali, fino alle minacce e alle aggressioni fisiche più o meno gravi. Una delle forme più dolorose e pericolose è la graduale esclusione: non ti coinvolgo, non ti faccio partecipare alle nostre aggregazioni, alla nostra amicizia, ai nostri gruppi di studio, ai divertimenti, alle compagnie. L’esclusione colpisce soprattutto i più grandi; è una pratica dif- fusa tra le ragazze più che tra i ragazzi. Solo chi la subisce può denunciarla. Non è immediatamente evidente, non appare, in fondo, così grave, ma fa male, molto male. Calunnie, oltraggi e volgari allusioni escono sempre più spesso dalle scuole, si riproducono, si moltiplicano nelle chat o sui social come Instagram e TikTok, accompagnate, magari, da video o foto imbarazzanti. Chi attacca sa come si fa. Chi è ferito non riesce a difendersi, per vergogna o timore di più pesanti conseguenze. La vittima si sente investita da qualche cosa che percepisce come “più grande di lui”, da cui non può difendersi. Il bullismo colpisce personalità ancora in formazione, mina in profondità l’autostima e può innescare un drammatico “corto circuito” che provoca anche gravi forme di depressione, fino all’estrema opzione del suicidio. Numerosi studi confermano quanto possa essere pericolosa la sottovalutazione di questo fenomeno. Se ai genitori possiamo chiedere di osservare i loro figli con sensibilità per scoprire emergenti difficoltà, a molti insegnanti dobbiamo chiedere più responsabilità e più coraggio con occhi che sappiano vedere oltre i freddi numeri dei registri dei voti e delle assenze.
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