La Grotta è luogo di conversione

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Il 27 luglio Mons. Guido Marini ha condiviso alcuni pensieri “cuore a cuore”. Ha esortato a vivere il viaggio come momento in cui riscoprire la bellezza del cammino con la Vergine Maria che accompagna a Gesù

LOURDES – Mercoledì 27 luglio nella Basilica del Rosario Mons. Guido Marini ha desiderato condividere “cuore a cuore” con i pellegrini alcuni pensieri ricorrenti durante i momenti di preghiera e adorazione dei suoi pellegrinaggi a Lourdes.

Nei racconti delle apparizioni la Grotta di Massabielle viene descritta come un luogo brutto e malfamato, la cui frequentazione era decisamente poco raccomandabile.

Oggi appare “splendida”, come un luogo dove si sperimentano pace, gioia e speranza straordinarie. Tutto ciò avviene perché la Madonna ha “abitato” questo spazio e lo ha trasformato radicalmente. La Grotta di Massabielle ci insegna pertanto che quando Dio entra nella nostra vita la trasforma radicalmente con un valore aggiunto e non sminuendola come a volte siamo tentati di credere.

Accanto alla statua della Madonna si trova un roseto che richiama alla memoria del cuore del vescovo un sacerdote che, vivendo una seconda conversione dopo un periodo di gravissima crisi religiosa, scrisse nelle sue Memorie: “Attraverso l’esperienza dolorosa della mia vita ho capito questo: che il mondo promette le rose ma poi lascia soltanto le spine. Dio a volte promette spine ma consegna sempre e soltanto le rose”.

Anche noi spesso facciamo questa esperienza e l’insegnamento del roseto della Grotta sembra invitarci a considerare la radicale differenza fra le promesse dell’uomo e le promesse di Dio.

Un altro pensiero è legato al primo pellegrinaggio che Mons. Marini fece con il cardinale Canestri che, invitandolo a cogliere i molteplici dettagli del santuario, gli fece notare come il fiume Gave, solitamente piuttosto impetuoso, quando arriva davanti alla Grotta non si sente più, quasi ad insegnare l’arte del silenzio e dell’ascolto che ha caratterizzato la vita di Maria e che la Madonna vuole comunicare a noi.

Bernadette, a cui la Madonna ha affidato il messaggio di Lourdes, era una ragazza de- gna di nessuna considerazione, proprio come la Vergine di Nazaret.

Dio non usa i nostri criteri, sceglie i piccoli per riempirli di tutto, ecco perché Maria a sua volta dona le sue apparizioni ai piccoli. Bernadette ci insegna che è la piccolezza il requisito fondamentale per fare esperienza del Signore.

Dopo l’Annunciazione, Maria “in fretta” va da Elisabetta offrendole il suo servizio e portando in grembo Gesù; da allora in poi il suo cammino non si fermerà più. Alla Grotta noi incrociamo Maria che ci raggiunge indirizzandoci a Lui, insegnamento che a Lourdes è evidente nel rapporto stretto fra la Grotta e la Cappella dell’Adorazione.

L’esperienza di grandi convertiti, come Alexis Carrel, famoso medico francese dichiaratamente ateo che si convertì dopo aver assistito a una guarigione alla Grotta o Alexandra Rudinì, amante di D’Annunzio che dopo l’esperienza di Lourdes cambiò radicalmente vita diventando monaca carmelitana insegnano che la Grotta deve essere soprattutto luogo di conversione, miracolo da chiedere più di ogni altra cosa.

Bernadette dopo aver visto la Madonna ha trascorso il resto della sua vita nell’attesa di poterla rivedere nella “vera” vita.

Ogni pellegrinaggio dovrebbe ricordarci che non siamo fatti per rimanere per sempre sulla terra.

Per arricchire questo messaggio il vescovo ha condiviso l’aneddoto di una signora anziana, devota e praticante, che, ormai malata e in fin di vita, chiede al suo parroco di poter essere sepolta con in mano un cucchiaino.

La donna spiega il senso della sua richiesta al parroco stupito: in occasione di pranzi solenni la presenza del cucchiaino fra le posate indica che alla fine ci sarà il dolce; chi la visiterà dopo la sua morte vedendo il cucchiaino dovrà pensare che per lei “il meglio deve ancora venire”.

Elena Torti

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