La fine del quadrimestre

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La vita dell’adolescente è scandita da ritmi ben precisi: scuola – sport – casa – amici: tutti questi elementi convivono più o meno armonicamente grazie a una ferrea organizzazione quotidiana. Talvolta uno dei componenti prende il sopravvento sugli altri, perciò i ritmi usuali vengono rimodulati: in questo momento abbiamo guadato la fine del primo quadrimestre. Pur non dovendo fronteggiare insufficienze in pagella, la ragazza viene comunque presa dall’ansia dei conteggi. Iniziano i bilanci di previsione: «Di Chimica ho 8,58: se mi faccio interrogare e prendo 9,50 ho 9 pieno». Lodevole proposito, ma poi la cosa degenera: «Lo scorso anno di Storia avevo 8,78 e alla fine ho avuto 8 in pagella: speriamo che la prof. si ricordi che mi avanza più di mezzo voto!». Ribatto che non mi sembra plausibile che i crediti dell’anno precedente vengano liquidati nella “busta paga” dell’anno successivo, ma la discussione sale di tono e va a toccare i principi universali della giustizia, lesi, a dire infervorato della fanciulla, nel momento in cui i 5,5 di alcuni compagni sono diventati 6 e 8,78 non è parimenti diventato 9.

Tento la carta del «non bisogna studiare per il voto, ma per il proprio arricchimento culturale»: a 16 anni però non si è in grado di prescindere dalla votazione, è il ritorno immediato dell’impegno profuso; se poi l’alunna è anche un’agonista abituata a lottare contro i decimi di secondo, l’impresa è impossibile. Le ultime due settimane del quadrimestre diventano quindi un Risiko di interrogazioni, strategicamente suddivise, in modo da non sovraffollare i giorni mancanti al big bang. La sera precedente il giorno del giudizio si tirano le somme: i miei tentativi di palesare la possibilità che i risultati non siano esattamente rispondenti alle aspettative sono liquidati con: «Figurati! Ho fatto tutte le medie tre volte! Se i voti non sono quelli mi arrabbio: con il mazzo che mi sono fatta! Non ho nemmeno più dormito una domenica mattina per studiare!». Appena il tempo di verificare il responso del registro elettronico, congruente agli exit pool della vigilia, e si passa battaglieri alla fase successiva: «Visto che bella pagella? Ho pensato (bisogna sempre diffidare di quest’incipit) che adesso potrei iscrivermi a scuola guida, così prendo la patente per la moto, da marzo metto giù il testone per alzare quei due sette che mi stanno proprio qua e a giugno potreste regalarmi la Vespa!». Non potendo nutrire la minima speranza di un attimo di quiete, guardo sconsolata il calendario: mi rincuora il fatto che siamo solo a gennaio, mancano alcuni mesi alla possibile e temutissima introduzione delle due ruote nel panorama famigliare: un altro quadrimestre!

Silvia Malaspina

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