Il fiore all’occhiello

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di Patrizia Ferrando

A meno che non preferiate le sensazioni dolciarie di una ciliegina sulla torta, molto probabilmente anche voi lo nominate quale indicazione di completezza ed elemento qualificante: il fiore all’occhiello. Se vederlo nelle cerimonie non sorprende, di recente e con una certa grazia ironica, lo sfoggiano ragazzi che reinterpretano il ruolo di dandy.

Il termine “bottoniera” deriva dalla parola francese “boutonnière”, usata per definire la stessa corolla. Il fiore all’occhiello non è, tuttavia, davvero sinonimo di bottoniera. La boutonnière è una piccola composizione floreale, da usare solo in speciali occasioni, come il ruolo di sposo o testimone a un matrimonio.

Il fiore all’occhiello è un solo, singolo elemento, utilizzabile sempre con abbigliamento formale o semiformale.

Per il white tie, ovvero il frac, è permesso il solo garofano bianco.

Simili a miniature di bouquet da sposa, nel XVI secolo, le boutonnière erano indossate nella convinzione che allontanassero la sfortuna, gli spiriti maligni e proteggessero dalle malattie ma spesso erano anche usate semplicemente perché tenevano lontani dall’olfatto i cattivi odori.

Nel XVIII secolo indossare boutonnière equivalse a una vera e propria dichiarazione di “essere alla moda”, sfoggiandole sulle asole delle redingote e, come in voga nella maggior parte dell’Europa, completando l’abbigliamento (che oggi definiremmo “trendy”) anche con calzoni sofisticati e stivali lucidi.

Nel XIX secolo le boutonnières sgargianti divennero popolari tra i seguaci del movimento romantico, aggiungendo colore all’abbigliamento, insieme ad altri accessori quali catene, portasigari e spille con pietre preziose. Amato anche dai divi del cinema, il fiore sul risvolto ebbe pure una sua gloria politica nella forma socialista del garofano rosso.

L’uso di un piccolo elemento floreale, abbiamo visto, è antico, ma il suo diffondersi ha fatto sbocciare diverse teorie. L’origine del fiore all’occhiello, per chi vi sottolinea nobile tratto, risale alla Rivoluzione Francese, quando Maria Antonietta, prigioniera alla Conciergerie, ricevette visita dal cavaliere di Rougeville che tentò di farla fuggire recapitandole un messaggio nascosto in un garofano che si era appuntato alla giacca.

Sarebbe così diventato un simbolo distintivo dei nobili, con una nota di significato di fedeltà nella forma del garofano, e si è esteso a ceti sociali diversi, come segno di raffinatezza ed eleganza.

Alcuni, però, sostengono che pure questa, almeno nella sua declinazione più romantica, sarebbe da annoverarsi fra le molte mode dovute alla Regina Vittoria e a un suo dono floreale all’amato sposo il giorno delle nozze.

patrizia.marta.ferrando@gmail.com

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