Il diplomatico mons. Bongianino al servizio della Santa Sede

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Ricorrenze. La sua carriera in Vaticano, iniziata 70 anni fa, nel 1951, si è conclusa nel 1968

Il clero e i fedeli delle diocesi di Alba e di Tortona bene conoscono mons. Luigi Bongianino come loro vescovo; quasi nessuno però conosce, oltre che le doti pastorali del presule, le sue qualità di diplomatico che praticò nei circa diciassette anni che fu al servizio della Santa Sede.

Nelle lunghe “chiacchierate” che io ebbi modo di fare con mons. Bongianino, prima alla curia di Tortona, e poi alla sua residenza di Stazzano, ricordo di avergli detto più volte: «Eccellenza, ma perché non scrive le sue memorie? Lei ha tante cose da raccontare, soprattutto per il suo servizio alla Segreteria di Stato, con quel singolare e degno prelato che fu mons. Domenico Tardini». La sua risposta fu sempre più o meno la seguente: «Quello che dovevo dire l’ho scritto nei miei rapporti e nei lavori d’ufficio che stanno negli archivi del Vaticano. Se avrai voglia potrai vederli tu e farne qualche parola». «Sì – aggiungevo io – ma le Memorie scritte da chi ha vissuto gli eventi sono un’altra cosa!». Non ci fu verso di convincerlo a fare quel passo che la sua innata modestia (fu vescovo sempre primus inter pares, come sa bene il suo clero) non gli permetteva.

Rimase perciò sempre in me, dopo la morte del presule a seguito del delicato intervento alla gamba († 14 ottobre 2003), come un amaro in bocca; vorrei compiere ora dalle pagine di questo giornale diocesano che egli tanto stimava e incoraggiava, almeno in modesta e povera parte, un obbligo di coscienza, ovvero dire qualche cosa delle molte che si potrebbero raccontare, del sacerdote Bongianino al servizio diplomatico della Santa Sede negli anni 1951-1968, prima cioè della sua elezione ad amministratore apostolico della diocesi di Alba. E attingerò dagli stessi suoi scritti, com’egli voleva, senza passare il segno di un modesto articolo, quindi procedendo per meri e pochi esempi.

Luigi Bongianino nacque a Borgo d’Ale (dove è sepolto) il 20 novembre 1919; compiuti gli studi teologici fu ordinato sacerdote a Vercelli il 19 settembre 1942, all’età sua di 23 anni circa. Passò gli anni del primo sacerdozio nell’attività pastorale, finché verso l’inizio del 1950 venne chiamato in Vaticano (forse per l’intervento dell’allora mons. Domenico Tardini, Pro-Segretario di Stato di Pio XII, con mons. Giovanni Battista Montini), dove iniziò il suo servizio alla Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari.

La sua “carriera” ecclesiastica fu del tutto anomala; egli iniziò il suo servizio vaticano senza ancora essere laureato e fu impiegato al servizio diplomatico senza aver frequentato l’Accademia Ecclesiastica, com’era la prassi. Non era però solo, certamente, a fare eccezione, perché conosciamo altri casi analoghi del suo periodo. Fu nominato Cameriere Segreto Soprannumerario il 2 gennaio 1951 e nel marzo seguente era destinato segretario della nunziatura apostolica in Argentina: «Ieri 13 felicemente giunto, don Luigi Bongianino, stop. Ossequi» telegrafava da Buenos Aires a Tardini il 14 marzo. Il nunzio in Argentina Giuseppe Fietta (1883-1960), presentava mons. Bongianino al governo argentino il 30 marzo.

E qui sarebbe da indagare il lavoro di mons. Bongianino a Buenos Aires, sebbene occorra considerare che il suo ufficio di «segretario di nunziatura» non gli dava molto spazio di azione, anzi quasi nessuno; egli doveva eseguire fedelmente le direttive del nunzio ed occuparsi della segreteria della sede diplomatica. Altri prelati, come l’Uditore o il Consigliere, avevano maggior peso nei documenti trattati in nunziatura. Ciò nonostante, al povero mons. Bongianino, che avrebbe sbrigato con tranquillità le sue faccende d’ufficio, toccò un’incresciosa incombenza il 3 ottobre 1952. In quel giorno un gruppo di donne cattoliche, agitate dal dolore che provavano per i compatrioti e i loro i parenti torturati e tenuti in carcere arbitrariamente dal dittatore Juan Domingo Perón, si erano annunciate alla nunziatura apostolica, decise a parlare con il nunzio, mons. Giuseppe Fietta, e sottoporgli le prove di quanto andavano soffrendo. La situazione era assai difficile per il nunzio e questi, senza troppo coraggio (bisogna dirlo), decise di non ricevere quella scomoda delegazione femminile, ma demandò l’ingrato compito a mons. Luigi Bongianino, il quale lasciò un resoconto di quel ricevimento. Egli racconta in un suo Appunto che si trattava di una dozzina di donne (la maggior parte anziane «con 3 o 4 relativamente giovani. Una sta sfogliando un inserto. Le saluto senza dare la mano a nessuna… e subito una, che stava chiacchierando con altre, si avanza ed inizia con dire che era spiacente di non poter parlare con Sua Eccellenza, che recavano un documentario

[sic, per dossier]

molto importante relativo alla situazione del Paese e della Chiesa. E subito continuava: “In questo Paese non esiste più l’ordinamento giuridico”» (AAV, Arch. Nunz. Argentina, b. n. n.). Il povero segretario Bongianino sembrò qui don Abbondio fra i due “bravi” e si districò come poté, tentando una via di fuga con colloqui singoli, sui quali però non sappiamo se in fin dei conti il nunzio fosse tanto d’accordo. Eppure quelle donne avevano ragioni da vendere e quel “documentario” che lesse qua e là la più “pasionaria” delle donne, fu lasciato a Bongianino ed oggi si trova allegato al suo resoconto. Vi sono scritte a chiare lettere e provate le orribili ingiustizie e torture a cui Perón sottoponeva gli oppositori politici (o presunti tali) per vie sommarie.

In Argentina il nostro monsignore rimase fino al maggio 1953, perché nel giugno seguente egli era nominato segretario della nunziatura apostolica in Bolivia; giunse a La Paz alla fine di luglio del 1953 e resterà in servizio dei nunzi mons. Sergio Pignedoli e Umberto Mozzoni, fungendo anche per brevi periodi da Incaricato d’Affari, fino al marzo del 1955, quando era richiamato a Roma per servire più da vicino il governo della Santa Sede.

Prima che mons. Bongianino partisse dalla Bolivia il nunzio Mozzoni così ne scriveva al Sostituto della Segreteria di Stato, mons. Angelo Dell’Acqua, che aveva richiesto informazioni sull’azione del prelato (4 marzo 1955): «Mons. Luigi Bongianino sta prestando servizio presso questa Nunziatura Apostolica. Le sue condizioni di salute sono buone: ha un fisico molto robusto; egli ha resistito bene alle asprezze del clima andino e credo che riparta dalla Bolivia in miglior stato di salute di quando vi era arrivato. È di carattere franco e leale e di tratto molto cortese, che gli cattiva le comuni simpatie. Possiede buone qualità intellettuali. È d’intelligenza pronta e sa bene disbrigare le questioni, cogliendone con facilità la sostanza. Quanto alla sua condotta sacerdotale e di vita morale non vi è nulla da eccepire. In questi due mesi che l’ho con me, non ho sentito la minima critica al riguardo, benché La Paz sia un centro molto proclive alle insinuazioni poco benevoli. Quanto al servizio prestato, io non ho che da lodarlo. È stato per me un prezioso, attivo e intelligente collaboratore, che ha molto facilitato il mio lavoro, specialmente subito dopo il mio arrivo in questa capitale. Egli è molto stimato, sia negli ambienti ecclesiastici che diplomatici, e lascia in La Paz un sincero buon ricordo. Tuttavia mi sia permesso un suggerimento: io opinerei che per la sua completa formazione gli sarebbe opportuno passare un periodo di tempo in servizio presso codesta Segreteria di Stato o, almeno, presso una Nunziatura in Europa» (AAV, Arch. Nunz. Bolivia, Mons. Mozzoni, tit. VII, art. I°, posiz. 2a). Suggerimento che la Segreteria di Stato vaticana aveva già prevenuto.

Lasciata la sua seconda residenza diplomatica, mons. Bongianino giungeva in Vaticano nell’estate del 1955 e cominciava a prestare servizio all’allora I Sezione (Affari Ecclesiastici Straordinari), sotto la guida di mons. Tardini, che egli sempre mostrava di aver carissimo nel ricordo. All’inizio del 1956 ebbe la nomina di «Addetto di Nunziatura di Ia Classe» e con tale titolo anche le mansioni di minutante di detta Sezione della Segreteria di Stato. Fu durante questo servizio in Segreteria di Stato, vicino e in collaborazione con gli alti vertici del governo della Chiesa, che mons. Bongianino conobbe Pio XII, mons. Montini (futuro Paolo VI), mons. Dell’Acqua, Sostituto, e poi Giovanni XXIII e Paolo VI, l’allora mons. Agostino Casaroli, mons. Angelo Sodano, mons. Luigi Poggi, insieme a numerosi diplomatici vaticani dei quali egli doveva trattare le «pratiche». Certamente – come mi raccontava – questo periodo molto lo maturò nella sua conoscenza dei problemi della Chiesa nel mondo e assai gli servirà anche in seguito, nei futuri impegni suoi di vescovo.

Gli era stato affidato il compito di “seguire”, come minutante, le vicende politiche dell’Europa dell’Est, comunista, e in specie gli accadimenti dell’Ungheria e della Jugoslavia, delle quali ebbe ad occuparsi da vicino.

Quando – anche qui un solo esempio – la stampa italiana segnalava (17 maggio 1966) un importante articolo apparso nell’organo ufficiale della Lega dei comunisti jugoslavi Vecerne Novosti (Notizie della sera) a proposito dell’assenteismo ideologico dei «compagni» di fronte alla libera circolazione delle idee religiose, fu chiesto a Bongianino di esaminarne il contenuto e di proporre il suo parere sul da farsi. Meriterebbe qui di essere ripreso per intero il lungo Appunto che scrisse mons. Bongianino, perché in esso si vede l’esperienza acquisita e la maturità di pensiero politico. Siamo costretti, per ragioni di spazio, a citarne solo alcuni brani: «Anche se alquanto sibillino, l’articolo è da ponderare bene, attesa la tribuna da cui proviene e il momento nel quale appare. Anzi, c’è da ringraziare l’organo politico d’averlo pubblicato, perché preannuncia quale sarà molto probabilmente l’atteggiamento dei comunisti nei confronti del prossimo documento da firmarsi fra Santa Sede e Governo federale. Si tratta di direttive ai “compagni” emananti dall’organo ufficiale; ciò lascia fondatamente supporre che l’autore lo ha redatto con malcelato riferimento a tale documento. […]» (AAV, Archivio Prefettura, Carte Bongianino, lasciatemi dalla cara suor Eufrosina, che accudiva con tanta dedizione il vescovo di Tortona). Il Protocollo d’Intesa fra Santa Sede e Jugoslavia (quello che Biongianino chiama il «Documento»), dopo tante trattative avviate dalle due parti fin dal 1964, sarà firmato il 25 giugno 1966 a Belgrado e il gesuita Fiorello Cavalli pubblicherà un interessante articolo su La Civiltà Cattolica del 2 luglio 1966 (pp. 3-14); a leggerlo bene, si può concludere che i consigli e i suggerimenti di Bongianino durante la trattativa, non furono inascoltati.

Durante il suo servizio alla Segreteria di Stato mons. Bongianino trovò anche il tempo per studiare e laurearsi in diritto canonico alla Gregoriana di Roma nel 1962 con una tesi su Le questioni quodlibetali di Gerardo d’Abbeville contro i Mendicanti.

Sei anni dopo, il 2 febbraio 1968, terminava il suo lavoro diplomatico (sul quale non ci siamo potuti soffermare più a lungo) e iniziava quello pastorale, essendo egli stato eletto amministratore apostolico di Alba e nominato vescovo titolare di Vulturia. In quel momento, dopo la morte di mons. Carlo Stoppa († 13 febbraio 1965), la diocesi di Alba era vacante. Ne diverrà poi presule residenziale pleno iure il 15 gennaio 1970.

Mons. Bongianino veniva consacrato vescovo il 24 marzo 1968 nel duomo di Vercelli dal cardinale croato Franjo Šeper, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, e dagli arcivescovi co-consacranti Sergio Pignedoli (che egli aveva conosciuto quando era nunzio in Bolivia) e Albino Mensa, arcivescovo di Vercelli.

Quella nomina vescovile non era però nata spontanea alla Segreteria di Stato vaticana; i suoi superiori – come mi raccontava lo stesso mons. Bongianino – avrebbero voluto inviarlo nunzio apostolico in un Paese forse dell’America Latina. Aveva egli però ancora vivente la mamma, la quale (mi diceva) dalla lontananza del figlio avrebbe avuto un non lieve dolore. Rinunciò a quella carriera diplomatica che era ormai sua, ma lo fece con la sua concreta e semplice umanità.

Mons. Bongiaino quindi accettò la sede di Alba, che lascerà poi il 6 giugno 1975 per quella di Tortona. Il resto è noto e la sua attività pastorale ad Alba e a Tortona comincia ad essere ora più apprezzata e speriamo domani più studiata. Un ricordo obituario del presule fu naturalmente pubblicato su questo giornale e Roberto Carlo Delconte ne tracciò un profilo essenziale su L’Osservatore Romano del 16 novembre 2003. Molto altro resta ancora da portare alla luce.

Sergio Pagano – Prefetto dell’Archivio Apostolico Vaticano

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