Ho imparato a dire no
Di Carlo Zeme
Ho ancora in mente la faccia che Sara e Andrea hanno fatto quella volta in cui li abbiamo invitati per una merenda. Mi ero occupato io di procacciare tutto il necessario per accogliere loro e i tre bimbi: pane, Nutella e Coca-Cola pensavo potesse essere il menù perfetto per accontentare grandi e piccini; invece, l’espressione e la delica- tezza con la quale Sara mi spiegò che fino ai tre anni è meglio non somministrare troppi zuccheri ai bambini quasi mi sconvolse. Oggi quell’insegnamento e qualche altra nozione imparata man mano che Margherita cresce li abbiamo incamerati. Allo stesso tempo spesso mi capita di capire ancora meglio la faccia perplessa di due genitori che fanno lo slalom tra cibi succu- lenti, pieni di zuccheri e grassi saturi per i più piccoli. Per fortuna succede anche che aumentano sempre di più le occasioni per stare in compagnia di altri amici, parenti e famiglie; dal- l’asilo a un compleanno; da un’uscita fuori fino, addirittura, alle vacanze in convivenza con altre persone. Cosa fare se Margherita e i suoi ventuno mesi incontrano su una tavola qualcosa che rischia di essere “troppo”? Un gelato, un biscotto ricoperto di cioccolato, la mia amata maionese o semplicemente la caramella proposta dalla signora in coda in farmacia: ogni caso è diverso e pensiamo che la vita – come le decisioni – sia un elastico che debba prendere la forma del buon senso. La Nutella e la Coca-Cola possono aspettare. Per la nostra piccola meglio ciò che cucina di sano e nutriente la sua mamma. Forse è solo questione di abitudine… e di introdurre certi piatti nel menù dei bambini a poco a poco, in base all’età e ai consigli del pediatra. Lo abbiamo fatto durante il periodo dello svezzamento, adottando scelte calibrate che, quando ero piccolo io, nessun genitore si sognava di fare. E quando c’è qualche no doloroso da dire a qualcosa di gustoso penso a Sara e Andrea che mi hanno insegnato come fare.
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