Giustizia e perdono

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Di Ennio Chiodi

Anna Laura Braghetti – morta qualche giorno fa a 72 anni – è stata una spietata terrorista, esponente di spicco delle Bri- gate Rosse. A cavallo tra gli anni ’70 e ’80 ha partecipato al rapimento e all’uccisione di Aldo Moro e allo sterminio degli uomini della sua scorta. Nell’appartamento che teneva prigioniero il presidente della Democrazia Cristiana è stata vivandiera e carceriera. Ha ucciso anche due poliziotti durante un assalto a una sede della DC, ma è “passata alla storia” per avere colpito a morte il professor Vittorio Bachelet, vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, ex presidente dell’Azione Cattolica, ammazzato sulle scale della “sua” facoltà alla Sapienza di Roma. Non sappiamo quanto si sia pentita nel profondo del suo cuore, ma non lo ha fatto di fronte alla giustizia e ha scontato fino all’ultimo la sua giusta pena, tra l’altro nel carcere di Voghera. Durante quegli anni ha iniziato un percorso di ricostruzione, direi di “conversione”. Un “dopo” sicuramente diverso da quello di molti suoi criminali colleghi assassini in quei folli anni di piombo, assurti poi alla ribalta mediatica senza l’ombra di un rimorso, di un ravvedimento, con la complicità di giornalisti e intellettuali. Avevano ucciso vigliaccamente, con una cadenza quasi quotidiana che segnava il tempo della paura e dello sconcerto, centinaia di persone “selezionandole” con criteri assurdi e confusi. Tra le mura del carcere Anna Laura ha incontrato più volte il padre gesuita Adolfo Bachelet, il fratello di Vittorio, che si dedicò al recupero degli esponenti della “lotta armata” tra cui l’assassina di suo fratello. “Grazie a lui – scrisse – ho capito di aver mancato innanzitutto verso la mia umanità e di aver travolto, per questo, quella degli altri”. Ancora detenuta e poi per diversi anni, Anna Laura Braghetti si è impegnata nel sociale dedicandosi in particolare alle donne vittime di violenza e ai loro figli. A molti di noi che hanno vissuto quei giorni, tornano alla mente le parole di Giovanni Bachelet al funerale di suo padre Vittorio nel febbraio del 1980: «Vogliamo pregare oggi anche per quelli che hanno colpito il mio papà, perché senza nulla togliere alla giustizia che deve trionfare, sulle nostre bocche ci sia sempre il perdono e mai la vendetta, sempre la vita e mai la richiesta della morte degli altri». Parole che – pensiamo – hanno fin da allora segnato il cammino di ravvedimento di Anna Laura e non solo. Giovanni Bachelet ci ricorda oggi come in questa vicenda si sia realizzato il richiamo della nostra Costituzione a fare della pena occasione di rieducazione e recupero. «Sia mio padre Vittorio, sia Aldo Moro, che la Costituzione l’ha pure scritta – riflette Giovanni – sarebbero di certo contenti».

enniochiodi [at] gmail.com

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