Giorgia, ti chiediamo…

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di Silvia Malaspina e Carolina Mangiarotti

Le elezioni politiche ci hanno particolarmente coinvolto: la prima volta alle urne della diciottenne ha comportato una campagna informativa molto dettagliata sui programmi dei vari schieramenti. Siamo giunte al voto ciascuna con le proprie convinzioni, più o meno zoppicanti; ora, mentre infuria il toto Ministri, ci si è imposta una riflessione. Non vogliamo essere paladine né dei vincitori, né dei vinti: siamo solo cittadine di età ed esigenze diverse e vogliamo sottoporre al nuovo capo del Governo i nostri desiderata con un’ideale lettera.

“Cara Giorgia,

ti diamo del “tu” perché vogliamo sfatare il mito che tra donne non ci sia spirito di squadra. Nel 2019 hai lanciato lo slogan, diventato poi virale, “Io sono Giorgia. Sono una donna. Sono una madre. Sono cristiana”: ecco, punto per punto, cosa ci aspetteremmo da una leader con queste caratteristiche.

Sei una donna: crediamo che per ciascuna donna di questo Paese, indipendentemente dalle idee politiche, tu rappresenti un esempio di tenacia e di accanita perseveranza: in pochi anni hai fatto crescere il tuo partito dal 4% al 26% e sarai la prima a capo del Governo in un Paese che non ha certo brillato in passato per rappresentanze femminili nell’Esecutivo. Ti chiediamo maggiore attenzione nella prevenzione della violenza sulle donne: troppe uccisioni avrebbero potuto essere evitate! Ti chiediamo parità nel lavoro, nella retribuzione e di non abolire le “quote rosa”: il soffitto di cristallo potrà essere infranto anche attraverso questo incentivo.

Sei una madre: la tua bimba è un dono d’amore arrivato in una coppia eterosessuale, ma non sposata. Ti chiediamo di riconoscere e difendere quella libertà e quei diritti previsti dalla nostra Costituzione, senza discriminazioni che generino odio e violenza, allontanando ipocrisie e perbenismi “di facciata”, che non fanno più parte del sentire comune, specie per le giovani generazioni. Ti chiediamo una legislazione che aiuti le madri lavoratrici: la maternità non è un problema, ma una risorsa, come hai dimostrato quando, incinta della tua Ginevra, ti candidasti a sindaco di Roma.

Sei cristiana: ti chiediamo attenzione e comprensione nei confronti dei più deboli. La sofferenza delle persone non è una “devianza” che si possa curare con lo sport (magari fosse così semplice!). Ti chiediamo di non vedere tutto bianco o nero, di non semplificare le tante sfumature di disagio e di non omologazione alla maggioranza presenti nella nostra società, ma di accettarle. Ti chiediamo di condannare la guerra e di accogliere i disperati che vedono il nostro Paese come un miraggio di salvezza.

Noi ci siamo sentite orgogliose di essere italiane ben prima della tua dichiarazione all’atto della vittoria: ti auguriamo di farci sentire sempre così.”

silviamalaspina@libero.it

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