Don Rossi parroco e martire
Di Daniela Catalano
Il beato di questa settimana è don Giuseppe Rossi, giovane sacerdote piemontese ucciso “in odio alla fede” a soli 32 anni, il 26 febbraio 1945, esattamente 80 anni fa, e beatificato il 26 maggio del 2024 nella cattedrale di Novara. Nasce a Varallo Pombia il 3 novembre 1912 in una famiglia povera e religiosa ed entra in seminario ad Arona nel 1925. Ordinato sacerdote a 24 anni, il 29 giugno 1937, è subito nominato parroco a Castiglione d’Ossola, piccolo paese montano, dove svolge il suo apostolato per circa sei anni con impegno e passione, dedicandosi alla formazione dei giovani, attraverso la direzione spirituale dell’Azione Cattolica femminile e delle Conferenze di San Vincenzo e all’assistenza di poveri e malati. Durante la Resistenza la Val d’Ossola, come tante zone montane, diventa teatro di scontri tra partigiani e formazioni fasciste. Il 26 febbraio 1945, in seguito all’uccisione di due soldati della Brigata Nera, il paese subisce la rappresaglia fascista e don Giuseppe è preso in ostaggio, perché accusato di aver dato il segnale ai partigiani con il suono delle campane, che in quel momento segnavano le 9 del mattino; nel pomeriggio, però, è rilasciato e torna in paese. Pur sapendo d’esser in pericolo di vita, il sacerdote passa di casa in casa per portare conforto e coraggio alla popolazione spaventata e sottoposta a vessazioni. Dopo che i soldati se ne vanno, all’ora di cena, quattro militi fascisti tornano nella canonica e portano via don Rossi, ritrovato senza vita di lì a qualche giorno, il 4 marzo, nella località Vallone dei Colombetti. Il corpo, nascosto sotto pochi centimetri di terra, in una buca scavata dallo stesso sacerdote, mostra segni di coltellate e lividi e il cranio è sfondato da un pesante masso, mentre il volto è devastato da un colpo d’arma da fuoco. I suoi resti mortali dal 1991 riposano nella chiesa parrocchiale di Castiglione. Il vescovo di Novara, Mons. Franco Giulio Brambilla, ha definito don Rossi “umile prete, esemplare per la vita di preghiera e per il suo generoso servizio, icona di un parroco martire, modello per tutto il popolo di Dio e, in particolare, per i sacerdoti e i laici”. La sua memoria è fissata al 26 febbraio.
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