Condotta artificiale

Visualizzazioni: 411

di Maria Pia e Gianni Mussini

ChatGpt è il fenomeno degli ultimi mesi: se ne parla molto, a volte con entusiasmo, a volte con crescente preoccupazione. Si tratta di un chatbot, cioè un software che sa rispondere alle domande e conversare, un’evoluzione degli ormai collaudati “colleghi” che le aziende utilizzano da anni per l’assistenza ai clienti, quelle irritanti vocine metalliche che intimano: «Non ho capito, fai lo spelling».

A differenza di questi, è sorprendentemente brillante e sa rispondere (quasi) a tutto: partendo da istruzioni verbali può creare immagini o anche video.

È quindi uno strumento che rende evidente l’incursione delle macchine nell’ambito, finora essenzialmente umano, della creatività, ponendo problematiche mai affrontate prima. Ci ha entusiasmato al riguardo un articolo apparso sul quotidiano La Stampa del 24 maggio, in cui Paola Mastrocola avanza la paradossale e ironica proposta di sostituire gli insegnanti, “questi esseri che infliggono barbari ed umilianti voti”, con ChatGpt, “un non insegnante che sa tutto, possiede in sé tutto lo scibile umano, ma non fa lezione. Se adeguatamente interpellato, farebbe lezioni su qualsiasi argomento, quindi perché sottoporre l’allievo alla noia e all’umiliazione di una lezione? (…) ChatGpt non dà voti ai ragazzi, che finalmente non sapranno nulla in modo omogeno e collettivo, cioè democratico”.

«Qui siamo alla follia pura! Ormai tutta la nostra vita è dominata dall’intelligenza – ma io la definirei più propriamente saccenza – artificiale. Per qualsiasi evenienza o ti butti nella Rete e cerchi di risolvere il problema online o ti attacchi al telefono e interloquisci con questi algoritmi che ti ordinano “digiti 1, prema cancelletto, dica la tabellina del 9” prima di farti avanzare allo step successivo, dove, forse, potrai avere le risposte che cerchi. Ho calcolato che, per parlare con un operatore umano, in media bisogna stare 15 minuti a litigare con questi aggeggi infernali. Poi magari l’umano risponde da Tirana, non capisce bene l’italiano e quindi si ricomincia daccapo.» «Sei troppo antica! In questo modo si è velocizzato tutto: io non saprei vivere diversamente. Però quella di sostituire i proff. con un programma informatico non mi pare una grande idea. Comporterebbe il non andare più fisicamente a scuola, non vedere più i compagni, ritornare al devastante isolamento che abbiamo vissuto durante il lockdown. A chi si porrebbero le domande se non si è capito un argomento? E le gite di istruzione? E i consigli di classe? E la sfilata di fine scuola? È vero che le lezioni a volte sono noiose, ma se avessimo un software che ci insegna solo quello che ci piace, sarebbe tutto asettico, senza confronto, né dialogo. Una cosa però è certa: ChatGpt non mi avrebbe mai dato 8 in condotta!»

silviamalaspina@libero.it

Commenti: 0

Il tuo indirizzo mail non sarà reso pubblico. I campi obbligatori sono segnati con *