Ci vogliono 3 D per il vero educatore

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La Pastorale Giovanile in ascolto e in preghiera per il santo patrono della gioventù

TORTONA – «L’educatore delle 3D è un educatore autentico».

Lo ha detto il vescovo Guido, martedì sera, agli educatori, animatori, catechisti, insegnanti e sacerdoti arrivati da tutta la diocesi in Seminario a Tortona per l’incontro, promosso dalla Pastorale Giovanile, sul tema “L’educazione è cosa del cuore e solo Dio ne ha le chiavi”, nel giorno della memoria di San Giovanni Bosco.

«Il tema della GMG del 2023 è “Maria si alzò e andò in fretta”. – ha ricordato il responsabile della Pastorale Giovanile, don Cristiano Orezzi – Papa Benedetto nel 2008 aveva già parlato di emergenza educativa, oggi bisogna avere fretta nell’avvicinare i ragazzi, accostarsi alla loro vita e accompagnarli».

«Papa Francesco quando parla del pastore usa un’immagine interessante, che vale anche per l’educatore: il pastore deve stare dentro, dietro, davanti. – ha detto Monsignor Marini – Dentro perché deve condividere, amare, sperimentare la vita del giovane e del ragazzo e non può essere estraneo.

Davanti, perché non può esimersi dall’indicare il percorso e segnare il tragitto; dietro, pronto a raccogliere la debolezza, la caduta, la fatica. Le 3D di un educatore autentico, che hanno una duplice dimensione, materna e paterna».

Per tratteggiare la figura dell’educatore, il vescovo ha poi usato altre due immagini: «C’è un proverbio che dice: “Se vuoi vedere subito il frutto getta il seme nel terreno, se non vuoi vederlo subito gettalo nell’educazione”. Questo perché l’educazione chiede attesa, accompagnamento fedele per entrare nella vita e nel cammino dell’altro, a volte senza nemmeno vedere il frutto con i propri occhi. – ha aggiunto il presule – Un proverbio africano poi dice: “Per educare un bambino ci vuole un villaggio”. Non siamo educatori da soli, ma è solo dentro una comunità educante che il nostro compito educativo diventa fruttuoso». L’esempio è San Giovanni Bosco, che ci ha insegnato che l’educazione è cosa di un cuore che è abitato da Gesù: «L’educatore è colui che ha sperimentato che Dio è amore vero, che riconosce che Dio non lo abbandona mai ed è presente nella realtà della sua vita, che è un padre buo-no che vuole solo il nostro bene. – ha detto ancora Mons. Marini, citando le letture del giorno – L’educatore è chi ha scoperto che la vita vale la pena viverla perché c’è qualcuno che ce l’ha donata. Se in prima persona non ho scoperto senso autentico della vita in Cristo Gesù non posso educare nessuno».

Perché, ha concluso il vescovo, «i giovani non sono il problema, siamo noi che dobbiamo aiutarli a scoprire il dono più grande, che è Gesù».

Al termine della riflessione, gli educatori hanno rivolto al vescovo Guido gli auguri per il suo 58° compleanno; poi, nei locali dell’istituto “Santachiara”, è stata offerta la cena preparata dai ragazzi del Corso Alberghiero. L’incontro si è concluso nella cappella del Seminario con l’adorazione eucaristica per le vocazioni.

Oliviero Maggi

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