C’era una volta un principe
Di Ennio Chiodi
Chiamatelo Andrea. Andrew Mountbatten Windsor non è più Principe, non è più Lord. Onori e titoli regali gli sono stati revocati da Re Carlo III d’Inghilterra, suo fratello maggiore, che lo ha anche sfrattato dal Royal Lodge, la prestigiosa residenza reale dove aveva abitato per cinquant’anni la Regina Madre e che gli era stata assegnata nel 2004. Non poteva fare altrimenti, Re Carlo, una volta venute alla luce le imbarazzanti e frequenti relazioni tra Andrea e il sodale Jeffrey Epstein, finanziere statunitense più volte coinvolto in vergognosi scandali di sfruttamento sessuale che avevano colpito anche ragazze minorenni e morto suicida nel 2019. Proprio in quell’anno Virginia Giuffre, che contribuì a fare emergere lo scandalo, ha accusato il Principe Andrea – che ha sempre negato – di aver preso parte convinta a quegli abusi. I rapporti tra i fratelli reali non sono mai stati – a detta dei biografi – particolarmente affettuosi: introverso, riservato e studioso il futuro Re, più scapestrato, impulsivo e vanitoso l’ormai ex Principe, figliolo prediletto della Regina Elisabetta II. Re Carlo, magnanimo, sosterrà le spese della nuova residenza del fratello. Il nipote William, erede al trono, ha più volte sollecitato l’intervento di Sua Maestà nei confronti di Andrew il cui comportamento rischiava di mettere in serio pericolo il prestigio stesso della monarchia britannica e della famiglia reale, non più indiscusso come un tempo. Solo qualche giorno prima, non molto lontano dal Regno Unito, l’ex presidente della Repubblica Francese Nicolas Sarkozy, accusato e condannato per diversi atti di corruzione, scortato dalla moglie Carla Bruni e da migliaia di sostenitori, varcava la soglia del carcere parigino della Santè per essere rinchiuso in isolamento in una cella di pochi metri quadrati, in attesa degli arresti domiciliari. Il potere, il rango, il prestigio non rendono immuni dalla giustizia, non producono impunità. Il diritto e le regole costituzionali di una Repubblica come quella francese e le prerogative sovrane non scritte di una monarchia parlamentare come quella inglese, hanno portato in carcere un ex presidente e ridotto allo stato di “commoner”, di comune cittadino, un alto esponente della Royal Family. Non sempre succede, ma succede. Succede in democrazie consolidate nelle quali si rispetta la separazione dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario e l’indipendenza reciproca. È il caposaldo delle Costituzioni delle democrazie in tutto il mondo, quell’“Esprit des Loix” che Montesquieu illustrava già attorno al 1750. Non dovrebbe essere neppure posto in discussione ma le tentazioni – di questi tempi – sono evidenti anche nel cuore dell’Occidente.
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