American Circus… Dalla parte della fantasia

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Quando la meraviglia non muore mai

E Flavio Togni annuncia: “Dal 16 novembre saremo in Piemonte, a Torino”

BERGAMO – C’era una volta il circo. E c’è ancora. Quello vero, con i grandi numeri dei cavalli; quello che la leggendaria famiglia Togni porta in giro per le piazze lasciandosi alle spalle polvere di stelle e tanta poesia. A 250 anni dalla nascita, in Inghilterra, del “circo equestre” e a 25 anni dalla morte di Federico Fellini (che con i suoi film ci ha raccontato perché questo genere di spettacolo non morirà mai), i bambini (e non solo) continuano ad amare lo show di clown, equilibristi e domatori, meravigliandosi come solo lì, a bordo pista, riescono a fare.

L’espressione di stupore e gli occhi spalancati sono custoditi sotto un tendone da 2000 posti, a tre piste, che si chiama American Circus. Bellissimo. Tanto che vale la pena di fare una gita a Bergamo (dove si trova adesso, in Borgo Palazzo, fino all’11 novembre) per andare a vederlo. Ma dopo la Lombardia, dal 16 novembre, farà tappa proprio in Piemonte, a Torino, e allora alé: non avrete più scuse. Nessuno spettacolo al mondo è così vero, autentico, fantasioso come il circo.

Entro sotto lo chapiteaux e vengo accolto dalla stretta di mano sicura e dal sorriso del grande Flavio Togni, il “papà” dell’American.

Lui, ormai, è un mito: dopo aver vinto più volte al Festival del Circo di Montecarlo (tre “Clown d’Argento” e un “Clown d’Oro”), è reduce dal trionfo, insieme ai suoi famigliari, nell’ultimo Festival Internazionale del circo di Latina in cui i Togni sono stati protagonisti: si sono aggiudicati il “Latina d’Oro” e Flavio il Premio Speciale “Giulio Montico” e il Premio del “Circo del Turkmenistan”. Tra le 27 attrazioni in gara selezionate in 13 Paesi, hanno presentato numeri al trapezio (Adriana e Sara Togni), le tigri (Bruno Togni) e l’alta scuola di cavalleria (Claudio, Enis, Bruno e Ilaria Togni). Animali che – sgombriamo subito il campo da facili dicerie – crescono, giorno dopo giorno, insieme a chi lavora nel circo e sono curati, accuditi, amati, tanto che il legame che li unisce agli uomini non è diverso da quello che potete avere con il vostro cane, gatto o coniglio. Animali che spesso non lavorano, ma si divertono.

Animali che potete incontrare osservando cosa fanno durante le prove e gli allenamenti perché i Togni fanno tutto alla luce del sole, anzi, vi invitano a “toccare con mano” come sono addestrati.

Nello show di Bergamo ammiro con quanta dolcezza entrano in pista. Basta uno sguardo di Cristina Togni perché i suoi cavalli bianchi disegnino figure che sono belle perché naturali, la semplicità della bellezza, l’eleganza. Basta un gesto di Flavio e di Bruno perché gli stalloni si alzino sulle gambe posteriori e il pubblico faccia un’ovazione. Il numero delle tigri dello stesso Bruno vale da solo il prezzo del biglietto: lui ha 22 anni, è giovanissimo, ma di questo passo non potrà che seguire le orme del padre.

E poi ci sono Alessandro Togni giocoliere sul cavallo, Sonny Caveagna protagonista di una performance con cerchi e clave, la ruota della morte del Duo Kovatchevi, spericolati acrobati amanti del rischio, in grado di compiere evoluzioni senza alcuna protezione su un imponente pendolo che ruota a velocità sostenuta, tra i più giovani Claudio ed Enis, eccentrici saltatori al trampolino elastico, Adriana e Ilaria acrobate dell’aria, al cerchio.

Le risate sono garantite da Steve e Jones Caveagna. Fiato sospeso grazie all’equilibrista sul filo Erik Niemen che si esibisce in un salto mortale.

“Questo è uno spettacolo dinamico, affascinante, senza tempi morti. Piace molto al pubblico. – afferma Flavio Togni – La grande scommessa che abbiamo vinto è stata di puntare sulle nuove generazioni che sono il nostro futuro”.

A proposito di futuro, qual è la situazione del circo in Italia?

“Potrei rispondere chiedendoti: qual è la situazione della nostra nazione? Tutte le attività rispecchiano il Paese nel quale operano. Noi siamo orgogliosi di essere italiani ma oggi nella società c’è troppa incertezza e quando non c’è sicurezza economica la gente decide di tagliare, prima di tutto, sul divertimento. Vediamo che sono in crisi anche il teatro, il cinema e lo spettacolo dal vivo. Sono semi vuoti gli stadi da calcio, a parte qualche eccezione. Lo stesso modello della famiglia italiana sta vivendo una crisi d’identità: prima si facevano tanti figli, adesso molti meno che in passato. E le famiglie sono i nostri clienti. Per non dire in quante attività sono impegnati i bambini… tanto da non avere più tempo per giocare e divertirsi. Infine, per noi non sono poche le difficoltà che incontriamo con le amministrazioni comunali per ottenere i permessi per le piazze e per gli spazi pubblicitari”.

Però, come si dice, finché ci sarà un bambino sulla faccia della terra, ci sarà il circo…

“Su questo non c’è dubbio. Il circo è uno spettacolo in cui si incontrano tre generazioni: figli, padri e nonni. Un bambino che assiste al nostro show prova sensazioni uniche che non dimenticherà mai per la vita e la sua esperienza si trasformerà in un ricordo indelebile.

Io ripeto sempre che mi emoziono a vedere sugli spalti e nei palchi il nonno che si volta, davanti al papà, a osservare il nipotino che si diverte e nella meraviglia dei suoi occhi si ritrova bambino: vede che sono cambiati i tempi ma l’essenza del circo è ancora la stessa cioè divertire e meravigliare”.

Parte la musica, si spengono le luci sotto il tendone. Il presentatore appare da dietro il sipario.

Che lo spettacolo abbia inizio!

Matteo Colombo

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