Servono scelte forti e decise per l’ex Ilva

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Il 28 ottobre a Torino il tavolo di crisi regionale per gli stabilimenti piemontesi del gruppo

NOVI LIGURE – «La Regione continuerà a lavorare con il Governo, con l’obiettivo comune di trovare una soluzione che salvaguardi i lavoratori e il sistema produttivo piemontese, non resterà spettatrice». Queste le parole del presidente Alberto Cirio, che insieme al vicepresidente e assessore al Lavoro Elena Chiorino e all’assessore alle Infrastrutture Strategiche Enrico Bussalino, lo scorso 28 ottobre hanno incontrato le rappresentanze sindacali e le Rsu dei lavoratori degli stabilimenti di Novi Ligure, Racconigi e Gattinara convocando un tavolo di crisi a Torino. Nonostante l’ennesimo rinvio di quello nazionale a Palazzo Chigi, slittato all’11 novembre, la Regione Piemonte ha confermato l’incontro per raccogliere le istanze delle parti sociali e dimostrare sostegno ai lavoratori piemontesi del colosso siderurgico. «Per quanto nelle nostre competenze, ci muoveremo a ogni livello possibile per difendere i posti di lavoro e il futuro industriale del nostro territorio. – hanno aggiunto Cirio, Bussalino e Chiorino – L’appetibilità del Piemonte è motivo di fiducia, una garanzia su cui puntare per rilanciare le produzioni e attrarre investimenti». La Regione ha ribadito che continuerà a lavorare con il ministro Urso e con il Governo, con l’obiettivo comune di trovare una soluzione che salvaguardi i lavoratori e il sistema produttivo piemontese, rimarcando che la decisione finale non spetta al Piemonte, ma al governo nazionale. Intanto, i sindacati e il primo cittadino novese Rocchino Muliere, che ha partecipato al tavolo di crisi a Torino, hanno chiesto al governatore Cirio di fare da tramite con il Governo affinché la Regione sia coinvolta nel tavolo romano dell’11 novembre. «Per quanto riguarda le manifestazioni di interesse all’acquisto dell’ex Ilva, sappiamo soltanto che sono state presentate solo due richieste per l’intero asset, mentre ci sono altri gruppi che han- no chiesto lo spacchettamento – spiega Muliere – Per il resto non sappiamo altro, neanche se il governo abbia realmente intenzione di investire altre risorse. È arrivato il momento di fare delle scelte precise, e forti che possano rilanciare l’attività produttiva dell’Ilva che, a oggi, non produce quasi più nulla». La preoccupazione del primo cittadino e dei sindacati va ai lavoratori che, dal 29 settembre scorso, hanno dovuto fare nuovamente i conti con un aumento del 50% delle unità in cassa integrazione straordinaria, passate da 3062 a 4450. Intanto, il ministro Adolfo Urso rassicura che nell’incontro dell’11 novembre sarà illustrato ai sindacati tutto quello fatto dal Governo in questi mesi per giungere a “una soluzione positiva sia per quanto riguarda il progetto di decarbonizzazione nel più breve tempo, sia per quanto riguarda lo sviluppo e gli investimenti che si possono realizzare anche nell’area dell’ex Ilva che non sarà più utilizzata per la produzione siderurgica così come in altre aree limitrofe». Per Fim, Fiom e Uilm la nazionalizzazione della siderurgia continua a rimanere l’unica soluzione possibile, con uno Stato che si assuma la responsabilità di investire e di tutelare produzione e occupazione.

Federica Riccardi

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